Una drammatica conferma per una grande vittoria per la Pesistica mondiale. Tamas Aján, l’ungherese ex Presidente della IWF, e il suo vice, il rumeno Nicu Vlad, ex campione olimpico a Los Angeles 1984, sono stati squalificati a vita dalla Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, con l’accusa di “manomissione del processo di controllo del doping e violazione delle regole antidoping che hanno coinvolto più sollevatori almeno dal 2012”. Non solo: a questo si aggiunge la “copertura, ritardo e ostacolo alla gestione dei risultati antidoping per alcuni atleti”, violazioni “la cui gravità e il periodo di tempo durante il quale sono stati commessi” ha spinto il TAS a vedere “la radiazione come la sanzione più appropriata”.

 

È una vittoria per la pesistica mondiale, inquinata da 44 anni di gestioni losche, ma una vittoria triste, “che arriva troppo tardi” come dice giustamente il Presidente FIPE Antonio Urso, che per 12 lunghi anni ci ha messo la faccia denunciando tutte le malefatte. È Urso, Presidente della Federazione Europea per tre mandati, che ha contribuito in maniera sostanziale a scoperchiare il vaso di Pandora, fornendo all’emittente tedesca ARD, il materiale per il documentario “Lord of the Lifters”, che accusava Aján di corruzione nelle procedure antidoping e di reati finanziari, portandolo alle dimissioni nell’aprile 2020. E sempre suoi i documenti sui quali si è basato il Rapporto McLaren, che ha pubblicamente palesato tutto il marciume in cui da anni versava l’IWF. Si parla di oltre 10 milioni di dollari non contabilizzati, decine di pesisti positivi coperti, campioni di urina manipolati, casi insabbiati e compravendita di voti nelle ultime due tornate elettorali.

“Tutto questo doveva essere fatto 12 anni fa, quando era ancora possibile fare dei correttivi all’interno della Federazione Internazionale, potevano essere salvati tanti atleti e la reputazione di una disciplina” dice Urso, che ha tentato due volte la scalata alla Presidenza dell’IWF ma è stato sconfitto dalle lobby del doping. Sulla testa della disciplina ora pesa l’avvertimento del CIO: se qualcosa non cambia, uscirà di scena dopo Parigi 2024.

“Mi dispiace molto che siamo arrivati a questa conclusione dopo un servizio televisivo, perché i tribunali hanno emesso una sentenza che non ha nulla di sostanziale. Certo, c’è la soddisfazione di una rivincita personale ma a chi, come me, ama lo sport, questo non basta. La giustizia sportiva arranca da tutti i punti i punti di vista”.

 

Ora c’è l’ultima spiaggia: il 25 e il 26 giugno l’IWF è chiamata a rinnovare i suoi vertici a Tirana, durante il Congresso Internazionale. Uno dei candidati è Antonio Urso: “Questo è l’ultimo step. O l’IWF decide di rivoluzionare tutto o non ci sarà nulla da fare. Non basta solo cambiare le persone o le poltrone, bisogna cambiare la visione, la strategia, altrimenti non ha senso. Io non so se sono l’uomo giusto; io ho una certa concezione dello sport, ma se sono l’unico in un contesto di persone che la pensano diversamente da me, quello sbagliato sono io. Per questo ritengo che la cosa fondamentale sia il gruppo di lavoro, che sposi in modo unitario la strategia; da soli certi meccanismi non si possono cambiare. Nel caso dovessi essere eletto, quindi, sarà fondamentale vedere chi occuperà gli altri ruoli”.

Il tempo stringe e il countdown è iniziato. Parigi 2024 potrebbe essere l’ultimo palcoscenico olimpico per la pesistica, ma un barlume di speranza ancora c’è.

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