di Pietro Paolo Dorigo
Gli impianti sportivi a Viterbo e provincia sono cinquecentocinquantatré, questo il dato principale emerso da un monitoraggio realizzato dal Coni, che ha vivisezionato la Tuscia annotando fra queste 553 aree utili per fare sport 117 campi da calcio a undici, 92 da calcio a cinque, 51 piscine, 12 campi da tennis e 57 strutture polivalenti per basket, volley, pattinaggio e altre discipline. Per la cronaca sono oltre cinquemila in tutta la regione gli impianti sportivi, mentre solo a Viterbo ne sono stati censiti 18 comunali, oltre a 14 palestre pubbliche, 5 provinciali, 48 impianti privati, 14 religiosi e 5 militari; sono invece 978 sono le società sportive della Tuscia (275 a Viterbo), 336 sono affiliate alle Federazioni sportive, 621 agli Enti di promozione sportiva, 21 alle discipline associate. Dati importanti per l’area geografica del nord Lazio, “istantanee numeriche” che sintetizzano come non manchi dunque nel viterbese la voglia di portare avanti la pratica sportiva nel contesto di un sistema Italia in ogni caso sedentario, visto e considerato che il 39,2%, ovvero oltre un terzo degli italiani, dai 3 anni in su, non pratica sport né attività fisica nel tempo libero, e rappresenta un numero pari a 23,1 milioni di persone. C’è in ogni caso da ragionare sullo stato dell’impiantistica, fra strutture da prendere come modello e impianti quasi abbandonati.

Esiste per la maggior parte di essi la necessità di un restyling, come sottolineato a più riprese da chi, monitorando questo o quell’impianto, ha lanciato il classico “grido d’allarme”, per tacere del fatto che come sempre accade il mezzo bicchiere si osserva pieno o vuoto a seconda di chi lo stia guardando. E’ poca per esempio l’attenzione dedicata alle persone disabili, quasi ovunque mancano le strutture per ospitarli sia come atleti che come semplici tifosi-accompagnatori. E a voler essere capziosi, non tutte le strutture sono perfettamente a norma fra docce, spogliatoi fatiscenti e parcheggi mancanti. Per il comparto calcio sono tre gli stadi attrezzati per disputare la serie D (il quarto campionato nazionale per ordine d’importanza), e sono il “Rocchi” di Viterbo, il “Martoni” di Monterosi e il “Madami” di Civita Castellana. Pochi? Tanti? La risposta è commisurata agli interessi di chi critica o applaude. Siamo alle solite, esistono carenze e criticità, ma anche luoghi da ostentare, non esiste una via di mezzo. Così, in fase di campagna elettorale e d’avvicinamento alla prossima tornata, ecco affiorare le dichiarazioni di questo o di quel candidato, utile per trasformare l’interesse della comunità in un passepartout per una poltrona. A meno che non si parli di figure super partes, prettamente sportive e dunque fuori dai giri della politica. Per esempio l’obiettivo sottolineato dal presidente del Coni Lazio Riccardo Viola, è quello di “fare sistema”: «Bisogna cambiare passo, migliorare e migliorarsi, puntare nuovi obiettivi ma con cognizione di causa, consapevoli di cosa si ha e di cosa serve. Serve distinguere gli impianti pubblici da quelli privati, sapere quanti sono gli impianti comunali e quelli provinciali, capire se fanno parte di strutture scolastiche o di strutture militari». Ma a parte le polemiche e le frecciate fra maggioranze e opposizioni, c’è poco da annotare, se non finanziamenti arrivati dalla Regione grazie agli interessamenti di qualche amministratore scrupoloso. Un paio d’esempi? I trentamila euro finanziati per il completamento dell’impianto sportivo “Franco Bruni” di Montalto di Castro oppure i 43.500 dell’Istituto comprensivo Canevari di Viterbo che torneranno utili per riqualificare e rendere più sicuri gli spazi sportivi della scuola. Ma prima di annotare finanziamenti e quant’altro, servirà ragionare anche sulla necessità di una nuova cultura, visto che dal monitoraggio realizzato da quello che viene considerato il vero e proprio ministero dello sport italiano è emerso il fatto che non tutte le amministrazioni locali abbiano il polso della situazione. Motivo? Presto spiegato, c’è la politica di mezzo, e regna lo “scaricabarile” accompagnato dalla tipica frase in stile “è colpa della giunta precedente”. Una sorta di “piove, Governo ladro!”.

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