di Alessandro Tozzi
Sinner la prossima settimana sarà numero 1 del tennis mondiale: questa la notizia che probabilmente non andrebbe nemmeno commentata almeno fino a domenica, ognuno pensi ciò che vuole, tanto più visto che questo dipende da un infortunio di Djokovic; certo, se Jannick dovesse vincere o non vincere a Parigi sicuramente l’effetto sarebbe diverso.
Ognuno lo tira per la giacchetta, o per la racchetta, per prendersi un ritaglio di spazio, perfino la politica se lo contende e pare invero anomalo che un governo patriottico di destra si voglia appropriare di un mezzo crucco altoatesino con una fidanzata russa (orrore, orrore) che abita a Montecarlo senza pagare le tasse da noi (ahiahiahi), sembra un po’ il mondo alla rovescia, ma l’importante è entrare nel suo cono di luce per trarne spicchi di gloria.
Da Malagò in giù, oggi tutti si sono genuflessi di fronte al nuovo fenomeno dello sport italiano, come stanno facendo tutti da sei mesi, nei quali l’unica domanda era quando sarebbe diventato il numero 1, che nel mio immaginario anni ’70 rimane sempre il grande vecchio del gruppo Tnt.
C’è un film, il Gaucho, nel quale Amedeo Nazzari interpreta un italiano che abita in Argentina, uno che nella pampa ce l’ha fatta, ma pensa solo all’Italia, con risvolti grotteschi. Dopo aver accompagnato in lungo e in largo il cast di questo film che partecipava a un concorso, mentre li saluta sulla scaletta dell’aereo qualcuno gli dice che sulla pista accanto sta arrivando Celentano, e lui prende e corre come un pazzo gridando Celentano Celentano: questi sono buona parte dei tifosi di Sinner odierni, oggi per lui, domani per Angelina Mango, dopodomani per la Egonu, là dove li porta il titolo.
Ora che Sinner ce l’ha fatta, almeno questo parossistico tormentone del numero 1 ce lo risparmieremo in futuro, il nuovo tormentone sarà la fidanzata russa, se pensa di vincere le Olimpiadi, cosa pensa dei gay e quale è il suo ideale di felicità; certo sarebbe non avere intorno tutta questa gazzarra, ma solo un campo da tennis, un cesto di palline, una racchetta e il suo maestro: oggi devo migliorare rovescio incrociato, direbbe, per quello non sono venuto ospite a Sanremo, ed anzi lasciatemi lavorare, arrivederci.
Adesso viene il bello, che non è la semifinale con Alcaraz, ma la gestione del suo essere numero 1, che ha esaltato alcuni e perduto molti. A lui non farà effetto, la sua vita domani prosegue uguale, con una pubblicità in più, una intervista in più, un autografo in più, e forse anche un allenamento in più. Ai suoi tifosi, della prima ora o dell’ultima, farà tutta la differenza del mondo, sono più pericolosi loro di lui, che stasera è andato a letto presto e da solo (avrebbe chiosato Mazzone), come troppo spesso non hanno fatto nè Pietrangeli nè Panatta, grandissimi tennisti di un’altra epoca nella quale lo sportivo non era certo un frate trappista, e lo trovavi in campo come in discoteca, su Rai 1 e su Novella 2000, e a distanza di 50 anni li trovi ancora ovunque, belli e simpatici, certo battutisti, talvolta polemisti.
Lunga vita a Sinner, campione che predilige l’ombra, ma non ai suoi esaltati cantori purchessia e a chi ne sfrutta l’abbrivio per entrare in scia: non sono mica tutti Sandro Pertini che con anomalo aplomb partigiano gioca a scopone con i campioni del mondo come fosse nel tinello di casa sua, e cazzia di brutto il capitano Zoff, salvo poi scusarsene.
Ce li vedete Sinner e la Meloni a giocare a briscola sull’aereo presidenziale?