SuperNews ha intervistato Vitantonio Liuzzi, ex pilota di F1 tra il 2005 e il 2007 e tra il 2009 e il 2011. Ha corso per Red Bull, Toro Rosso, Force India e Hrt, disputando 81 GP e ottenendo 26 punti. In vista del Gp di Formula 1 del Portogallo, terza gara del calendario, Liuzzi ha spaziato tra passato e presente, ripercorrendo la sua carriera con un occhio rivolto all’attualità.
Hai debuttato con la Red Bull, scuderia al primo anno in F1. Si intravedeva già che poteva ambire ai primi posti della griglia o è stata una crescita sorprendente?
Dall’inizio c’erano grandissime aspettative da parte del team Red Bull. Essendo un brand più focalizzato sul marketing, inizialmente avevano una mentalità più legata alla pubblicità piuttosto che al risultato. Dopo qualche stagione, si sono resi conto di aver bisogno di entrambi. Purtroppo per me, è cambiata la mentalità negli anni successivi alla mia uscita dal mondo Red Bull. Tuttavia, ha dimostrato fin da subito ottime potenzialità. Fortunatamente non ha avuto problemi economici e lo ha dimostrato negli anni, facendo vedere una supremazia di budget e volontà di superare i limiti.
Quest’anno la Red Bull è veramente competitiva: pensi possa interrompere il dominio Mercedes?
Penso che sarà una bella lotta, tirata fino all’ultima gara del campionato quella tra Mercedes e Red Bull, in particolare tra Hamilton e Verstappen. La Mercedes, però, ha ancora qualcosina in più. Verstappen ha dimostrato di essere il più veloce della griglia, ma anche di fare ancora qualche errorino di ingenuità, come successo alla ripartenza dalla safety car a Imola. Per fortuna sua è riuscito a vincere lo stesso, ma sono cose che ti fanno perdere campionati.
Al tuo secondo anno in F1, hai corso per la Toro Rosso, team satellite della Red Bull per far crescere i giovani. Dopo 20 anni dalla creazione, come giudichi la Driver Academy della scuderia austriaca?
La Driver Academy Red Bull è cambiata tantissimo. Il periodo in cui ci facevo parte io, insieme a Vettel, Klien, Friesacher e pochi altri eletti, era una vera e propria scuola che portava avanti dei talenti. Sono lusingato di aver fatto parte della Red Bull e non smetterò mai di ringraziarli, perché mi hanno dato la possibilità di approdare in F1. Però poi, negli anni tra il 2010 e il 2014, era diventata un carnaio di piloti: erano troppi e c’era una preferenza per quelli di nazionalità più legate al marketing che al talento in sé. Adesso è stata scremata, tornando ad avere pochi piloti, i superstiti, con però pochi talenti. Tolto Verstappen, la loro gallina dalle uova d’oro, abbiamo visto per esempio Albon che ha fatto tanta fatica in F1. Non vedo un grosso ricambio per i prossimi anni. Causa i troppi cambiamenti, si è andata un po’ a perdere la vera realtà dell’accademia, che è diventata un inglobare tanti piloti molto spesso per marketing legato al mondo Red Bull come bevanda energetica. Ci vorrà del tempo prima che trovino un nuovo Verstappen.
Visti i miglioramenti dell’Alpha Tauri in questo inizio di campionato, pensi possa in futuro uscire dalla categoria di “mid team”?
Io penso che abbiano già dimostrato ampiamente di non essere più un semplice “mid team” o piuttosto un “back marker”, categoria dei team che fanno più fatica. L’azienda continua a crescere, Faenza è diventata una vera e propria industria piuttosto che una scuderia come ero abituato a vedere io ai miei tempi, più simile a un ex garage quando era ancora la Minardi. Si sono triplicati a livelli di spazi e la facility è pazzesca. Non sono più una squadra medio-piccola, anzi, sono sicuramente nella top 5 della griglia. Si meritano abbondantemente il posto che stanno ricoprendo.
Giovinazzi è l’unico pilota italiano della griglia, andando a colmare un vuoto che risaliva dai tempi vostri. Come mai i nostri connazionali fanno fatica ad arrivare ad alti livelli, al contrario invece dei tedeschi o degli inglesi?
Perché purtroppo abbiamo pochissimo supporto da parte della Nazione, degli sponsor e delle case italiane. In passato, abbiamo visto la McLaren puntare tanto sui piloti inglesi, Renault su quelli francesi, Mercedes su quelli tedeschi, mentre invece la Ferrari ha sempre seguito una politica diversa. Questo purtroppo non aiuta, perché in Italia e nel mondo la Ferrari è il brand per antonomasia. Noi, quindi, ci dobbiamo sbattere all’estero per fare carriera. Non è appagante, ma fa parte del gioco. Ognuno deve fare i conti con la realtà che ha.
La nuova coppia Ferrari è stata pensata per lanciare due piloti che vogliono dimostrare il loro talento. Come lo vedi questo duo?
È stata fatta una scelta per ribadire che non c’è una gerarchia all’interno del team, anche se automaticamente si è creata. Leclerc ha dimostrato di essere veloce, meritando di essere la prima guida. Sainz ha un’immagine perfetta per il brand Ferrari, come lo è stato Coulthard per McLaren. È un ragazzo a posto, con un’immagine pulita. Ha un nome molto conosciuto, grazie anche al padre. È un grandissimo professionista, ma non ha con la velocità di Leclerc, che può tirar fuori dalla macchina molto di più. Non è un Verstappen, Leclerc o Norris della situazione, ma sicuramente ha nel pacchetto qualità utili alla Ferrari. Essendo una gerarchia automatica, non dovrebbe creare conflitti all’interno del team.
Chi sarà la sorpresa, sia tra i piloti che tra le scuderie, di questa stagione?
A Imola abbiamo avuto un esempio lampante di quello che può dare la McLaren. Sinceramente, non mi aspettavo un Norris così in palla. Mi aspettavo più un Ricciardo molto competitivo quest’anno e la McLaren come terza potenza della griglia. Invece, a Imola Norris ha fatto una grande gara, dimostrando di essere l’outsider del campionato.
Fresca novità è l’aggiunta della sprint race al programma del weekend. Può aumentare lo spettacolo e avvicinare più tifosi alla F1?
Può essere un test da fare, perché si cerca sempre di trovare format interessanti per mantenere l’interesse alto degli spettatori per tutto il weekend. Personalmente, non sono un grande appassionato dell’idea della sprint race. La F1 ci ha abituato ad avere una suspense e una crescita di interesse durante il weekend, dal venerdì di prove alla domenica con la gara, in maniera esponenziale. Per me la gara è la domenica. Sono molto curioso di vedere come risponderà il pubblico. Di sicuro, però, può rimescolare le carte per quanto riguarda la domenica.
Con l’evoluzione dei veicoli elettrici, pensi che la Formula E possa sostituire la F1 come importanza in futuro?
Non penso. La F1 è l’apice del motorsport. Tuttavia, la Formula E ha una buona nicchia di mercato. Ha dei fan diversi da quelli di F1, perché l’appassionato del motore elettrico segue una tecnologia differente. Può essere un parallelismo interessante, ma molto distante dai numeri della F1.
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