Alessandro Donati
Alessandro Donati

C’è chi parla di lotta al doping riempiendosi la bocca di teoremi e ipotesi, proposte fantascientifiche e spesso parole a vanvera e chi, Alessandro Donati, il cancro-doping lo combatte da anni, con cognizione di causa. Preambolo necessario per trattare l’argomento “Lo sport del doping-Chi lo subisce, chi lo combatte”, libro scritto da Donati per le Edizioni Gruppo Abele. Per la cronaca l’autore, già collaboratore del Coni, è un personaggio conosciuto in ogni angolo del pianeta per le sue battaglie e dice sempre cose talmente sensate al punto che quando, poco tempo fa, ha dichiarato alla stampa olandese che si potrebbero cominciare a nutrire sospetti perfino su Miguel Indurain, nessuno ha battuto ciglio, con buona pace del campione spagnolo. Perché non è certo la prima pagina né il sensazionalismo quel che spinge il “nostro” ad andare avanti come un caterpillar per cercare di debellare, o per lo meno di scovare, il male. Del resto, risultavano anomali già all’epoca gli spostamenti da Pamplona a Ferrara del ciclista iberico, e così adesso s’insinua pure sui suoi successi al Tour datati inizio anni Novanta, come se non fosse bastata la cancellazione dei “trionfi” di Lance Armstrong e le accuse, poi rivelate fondate, nei confronti di atleti dell’epoca: Bjarne Riis, Jan Ullrich e il compianto Marco Pantani. Diventa dunque inevitabile trovare in copertina sul libro di Donati una ruota di bicicletta, mentre l’invito particolare spinge a leggere attentamente il quarto capitolo del manoscritto, “Se l’omertà si incrina”. Certo, agli attenti non sfuggirà il fatto che il libro in questione è una sorta di prosecuzione di “Campioni senza valore”, altro libro scritto sul tema da Donati. Un volume datato 1989, come a sottintendere che è trascorso quasi un quarto di secolo, ma il problema rimane. Però c’è anche da dire che nelle prime settimane d’uscita del manoscritto, c’è anche stato il “tutto esaurito” in libreria, quasi a dimostrazione del fatto che l’argomento tira e conferma le attenzioni verso uno dei lati oscuri dello sport. Donati analizza l’Olimpiade del doping (Seoul ’88), i “miracoli” dell’Epo, le stagioni del “pirata di Cesenatico”, l’ingresso in campo dell’Agenzia mondiale antidoping e chiude amaramente il suo scritto con le “considerazioni finali di una storia senza epilogo”. Quasi un pozzo senza fondo, insomma, nel contesto di un “manuale autobiografico” sull’evoluzione del doping in Italia e nel mondo negli ultimi trent’anni. Un manuale redatto con cognizione di causa dall’unico consulente italiano e membro della Wada.

Alessandro Donati, “lo sport del doping”, Edizioni Gruppo Abele, 16 euro

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