Kevin Strootman
Kevin Strootman

Parole al vento, che infestano il calcio così come le zanzare d’estate e s’accumulano come le auto sul raccordo anulare romano. Fra queste il “non andrò mai alla Juve” dichiarato da un tesserato dell’As Roma è frase storica quanto stucchevole e ripetitiva, se solo si ragiona sul fatto che è stata perennemente smentita. Fabio Capello (che già negli anni Settanta era stato venduto dalla Roma alla Juventus quando era calciatore, lui insieme a Spinosi, e per le vie della capitale si scatenò una mini gazzarra) un bel giorno del nuovo millennio, perfino scudettato giallorosso, disse “la Juve? è una squadra che non m’interessa, apprezzo la società, ma il mio è un discorso personale. Dico certe cose forse anche per l’età che ho perché, per quello che ti permette di fare, chiunque vorrebbe andarci, ma io no”. E replicò perfino quel refrain, affermando che “non andrei alla Juve, sono scelte di vita. Rispetto la società che colloco tra le prime cinque al mondo, ma a me non interessa andare lì”. Invece se ne andò di notte da Roma, destinazione la real casa bianconera. L’ultimo in ordine cronologico capace di rinnegare quanto affermato è stato Miralem Pjanic, che il 9 dicembre 2015 annunciò quanto segue: “Questa è la mia quinta stagione qui e mi hanno insegnato cosa vuol dire essere un romanista. Anche i compagni di squadra con cui gioco da tanto tempo mi hanno fatto capire che questa non è una maglia qualsiasi: la maglia della Roma è una cosa molto importante per la nostra città. Ora sono un tifoso di questa squadra: ora sono un romanista”. E’ andato qualche settimana fa a rafforzare gli “agnelliani”, storia che manco uno sceneggiatore da premio Oscar sarebbe in grado di scrivere. Identico il destino di  Mirko Vucinic, mentre Angelo Peruzzi fu venduto in fretta e furia alla Juventus perché il viterbese era invischiato nel caso Lipopill; e le polemiche non mancarono, in ogni caso. L’indifferenza incorniciò invece il passaggio alla Vecchia signora di Daniel Fonseca; Benatia, ex romanista, è sbarcato da poco nella Torino juventina passando via-Monaco, ma prima di lui scavalcarono direttamente la barricata Zebina ed Emerson, uno forse perché cercava “calore” (del resto recitò l’arcinota esternazione “Torino è una bella città, c’è sempre il sole”) e l’altro dopo aver presentato un certificato medico con la dicitura “esaurimento nervoso”. Non solo Juve, ma col comun denominatore dell’eterno amore rivolto alla Roma: avevano promesso eterno amore alla causa giallorossa anche Mexes, che se ne andò al Milan e Giannini, principe che chiuse la carriera con le maglie di Napoli e Lecce, mentre Cordova e Ferraris IV (ma erano altri tempi) lasciarono la Roma per indossare la maglia della Lazio. Mai dire mai, il calcio regala sempre beffe, svirgolate e autogol.

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