di Alessandro Tozzi
I due personaggi che in queste ore dominano in lungo e in largo le pagine della stampa e dei social italiani sono Silvio Berlusconi e Novak Djokovic.
Il primo è stato ufficialmente candidato Presidente della Repubblica dalla Destra, per le elezioni che partono il 24 gennaio prossimo; il secondo è ormai da una decina di giorni impegnato in una querelle con lo stato australiano che gli sta al momento impedendo di partecipare agli Open Australiani che partono lunedi.
Salvo qualche mohicano che li difende, Silvio e Novak sono i due criminali del momento: la candidatura del primo scuote gli animi della democrazia italiana che non vuole far diventare Presidente della Repubblica un criminale conclamato come lui; il tentativo di partecipare agli Open del secondo scuote gli animi dei vaccinati di tutto il mondo, che vedono nel tennista serbo un pericoloso criminale che va punito per dargli una lezione.
Un passo indietro.
Silvio ha avanzato la sua personale candidatura alla presidenza qualche mese fa, sembrava una boutade, ma nella sua vita che è tutta un po’ boutade questa candidatura ci stava bene, e la notizia che da giorni insieme a Vittorio Sgarbi telefonasse ai deputati per farsi votare sembrava anch’essa quasi uno scherzo telefonico alla Mammuccari; ieri invece Salvini e la Meloni hanno ufficializzato che sia lui, almeno nelle prime tornate, il candidato della Destra, scatenando la reazione di un’Italia indignata.
Tralascio la questione di opportunità politica legata a questa volata del duo monnezza che probabilmente fingono di appoggiarlo per poi trombarlo, e penso che Silvio non diventerà mai Presidente, nè ovviamente me lo auspico, per uno di quei 28 motivi almeno che tutti noi conosciamo bene, e che potremmo snocciolare a menadito uno dopo l’altro, come il rosario.
Ma avendo il Cavaliere più di 50 anni, essendo a piede libero e ufficialmente capace di intendere e di volere, proprio in nome di quella democrazia che chi gli urla dietro dice di voler salvaguardare, dobbiamo accettare la sua candidatura e vedere che ne sarà in Parlamento, lasciando ad altri il compito di affondarlo.
Ascoltare la Sinistra, dopo 30 anni di partecipazione alla vita politica italiana di Silvio, 10 dei quali da Premier, che ancora urla contro di lui dopo averci flirtato e inciuciato per anni, mi fa schifo esattamente come la sua candidatura: se Silvio ha i voti in Parlamento vincerà, visto per l’appunto che siamo in democrazia, e che la votazione stavolta riguarda solo 1009 persone e non un’intera popolazione che può farsi deviare dai suoi spot.
Chi la pensa diversamente e vorrebbe escluderlo, non si sa come, dalla corsa per la Presidenza, non ha affatto capito questo banale passaggio: una democrazia vive, e a volte muore, anche di questo. E ha ragione chi vince, come in una partita di calcio, e anche se Silvio si dovesse comprare a peso d’oro su ebay i 500 e rotti voti che servono per la sua elezione avrebbe comunque ragione lui, visto che i cittadini hanno eletto in Parlamento rappresentanti che si sono fatti da lui comperare, e che dunque degnamente li rappresentano.
Veniamo a Djokovic.
La vicenda è oscura nella sua chiarezza, eccone una breve sintesi.
Lui si reca in Australia per giocare, pur essendo apertamente no vax, sulla base di una dichiarazione di esenzione di un medico.
Gli negano ingresso, poi si scopre che ha avuto il covid a metà dicembre, anche se in quei giorni in cui l’ha avuto ha colpevolmente partecipato a riunioni pubbliche.
Un giudice gli dà ragione e annulla il diniego, ma il Ministro che ha l’ultima parola decide di non farlo entrare perchè è un pericolo per l’Australia.
A parte i dubbi sulla documentazione del serbo, rimangono altri dubbi sulle norme australiane: se per entrare è obbligatorio vaccinarsi e lui non lo è mai stato, come poteva entrare? Evidentemente si può entrare anche da non vaccinati, sulla base dell’esenzione dal vaccino. Fosse qui da noi, avendo avuto il covid Djoko avrebbe sei mesi di green pass, e potrebbe comunque circolare liberamente partecipando ad ogni attività, incluse quelle sportive, non so lì come funziona.
Aspettiamo l’esito dell’ultima impugnazione, previsto per stanotte, per capire se giocherà o meno (la risposta è no, prevedo).
Una lunga serie di colleghi e maestri vari del pensiero (tutti vaccinati ovviamente), che non aspettava altro per poterlo insultare, si è scagliata contro il serbo, colpevole di voler truffare il sistema per vincere un altro Australian Open.
E forse è andata proprio così, non lo sapremo mai con certezza.
Ma se io ho un’esenzione medica dal vaccino, e ho anche avuto di recente il covid, bisognerebbe spiegare per quale concreto motivo non si possa partecipare a un torneo di tennis durante il quale l’unico momento nel quale si è a un metro dall’avversario è quello iniziale della foto di rito: davvero pensiamo seriamente che in uno sport come il tennis il vaccino sia obbligatorio per poter giocare?
In pandemia si seguono le regole, chiosano molti, anche se proprio in base alle regole tu (da quel che ne sappiamo) avresti il diritto di entrare, salvo quanto meno qualcuno provi che tutto quello che stai portando come prova sia falso.
La verità è che Djokovic doveva avere la sensibilità di non andare in Australia, come Berlusconi non doveva candidarsi alla Presidenza della Repubblica, ma una volta che ce li hai in ballo cercare di eliminarli in qualche modo con le cattive significa aver perso in partenza, hanno già ragione loro comunque andranno a finire le rispettive storie.
Il mostro Berluscjokovic ha vinto.