di Alessandro Tozzi
Le squadre vincono e perdono.
Alcune non vincono quasi mai, altre spesso.
Alcune tifoserie sono abituate a vincere e festeggiare, altre molto meno. Altre per niente. Oggi, e per qualche giorno, la Conference League vinta dalla Roma è arrivata a Trigoria, dove però i tifosi non possono entrare e i giocatori (e lo staff tecnico) sono tutti in vacanza. Rimangono solo i giornalisti.
I temibili giornalisti romanisti, dove il termine giornalista unito al termine romanista sta a significare normalmente: niente, poco, disastro, vattelappesca. Oggi i temibili sono calati in massa a Trigoria, millantando (credo) di dover eseguire un “lavoro” che non c’è non essendoci interviste da portare a termine, e si sono fatti tutti fotografare con la Coppa. Come dei bambini tifosi di 6 anni.
Unico grande amore de tanta e tanta gente m’hai fatto innamorà.
Abbracciati alla Conference League, dopo 14 anni di astinenza: qualcuno la battuta su Rosy Bindi gliel’ha già fatta, non vorrei ripeterla. Nel dilemma se da professionisti, sulla carta, sia corretto correre a farsi fotografare con la Coppa come se l’avessero vinta per merito loro, e in effetti Mourinho quando parla di famiglia e dei suoi meriti, si riferisce a questo, a sentirsi parte di un tutto.

Il che sarebbe bellissimo se si fosse tifosi e basta, ma non lo è se si è giornalisti, nemmeno se si scrive di Roma e basta, a meno che non si scriva gratis di Roma con l’unico intento di entrare poi gratis allo stadio, come fanno in molti in questa scalcagnata città.
Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Correre a Trigoria in beata solitudine apposta per farsi la foto con la Coppa, al di là della scusa che non regge che si passava di là per caso, è la cartina di tornasole del giornalismo romanista di questa città, dove se non sei romano e romanista nemmeno ti fanno scrivere della Maggica, come se fosse lesa maestà parlarne se non sei “innamorato fracico” per la Roma.
Noi c’avemo il core grosso mezzo giallo e mezzo rosso.
Eccoli qui che si fanno la foto con i figli, i nipoti, dedicano il sorrisone a nonna, e nella didascalia su facebook scrivono Campioni d’Europa: sono financo bellissimi nel loro disastro assoluto, con la loro Coppa sotto braccio che sorridono a 48 denti, finalmente ebbri di gioia.

Ebbro è la parola chiave: sono ebbri. H 24. Con la Coppa e senza, non staccano mai, andando oltre guerre, pandemie e compagnia cantante.
Poi la mattina dopo si riassettano e scrivono, o parlano, di Roma, ritenendosi per la maggior parte tifosi ma assolutamente equidistanti.
Equidistanti per loro vuol dire che la foto con la coppa vinta dalla Maggica se la fanno a 20 centimetri, senza baciarla: figlio mio, e quante ne vuoi pure tu, ma che davero davero?
Ma che pensi, che sono uno sfigato della Lanzie?
Dimmi chi è, che me fa sentì importante anche se non conto niente….

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