Golden-Gala
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Ci sono tante piccole cose che accadono, dietro le quinte, al termine di un evento. Sorrisi, sguardi, commenti. Come tessere di un mosaico. Alla fine, l’immagine che se ne ricava, è ciò che resta nei ricordi. Ieri sera, a Golden Gala concluso, era percepibile la sensazione di gratitudine del mondo (con la minuscola) dell’atletica. Per ciò che l’Italia ha saputo, e con determinazione voluto, fare in un momento così difficile, un tempo contrassegnato dal nuovo perimetro imposto dalla pandemia.

Sì, questa è l’immagine finale del Golden Gala 2020. Il grazie espresso all’Atletica Italiana, in mille forme diverse, dagli atleti – e non solo da loro – di tanti Paesi. Non era affatto scontato, che a Roma, il 17 settembre, si potesse organizzare un (grande) meeting internazionale di atletica leggera, atto finale, o quasi, di una stagione che è riuscita a offrire sprazzi di normalità in un contesto decisamente anomalo. Tutti, alla vigilia, sapevano quanto difficile fosse, e tutti hanno voluto manifestare, al termine di una serata brillante, sempre viva, la propria soddisfazione. Una scossa benefica, nell’anno che ha visto il rinvio dei Giochi Olimpici e di tante altre occasioni di confronto sportivo.

Certo, le tribune vuote. Molti hanno parlato di questo, alla vigilia. Oggi l’argomento è praticamente sparito, travolto dalla prorompente bellezza del salto di Mondo (stavolta con la maiuscola), il 6,15 che ha idealmente ricongiunto, nelle mani di Armand Duplantis, le due parti del titolo di primatista globale del salto con l’asta. Lui, il 20enne svedese, già leader assoluto con il 6,18 raggiunto in sala, si è preso anche il limite outdoor, ed il fatto che lo abbia strappato allo “zar” Sergey Bubka, che a sua volta lo aveva ottenuto in Italia, ha consentito una miriade di richiami alle tante storie che la specialità ha scritto all’interno dei nostri confini. Una manna, per l’atletica mondiale, che vede nello svedese – a lui il Memorial Primo Nebiolo, per il miglior risultato tecnico della serata – la porta d’ingresso in una nuova era sportiva.

Il Golden Gala Pietro Mennea ha confermato quel che di buono, in chiave italiana, si è visto nel corso dei mesi post-lockdown. Da Savona (era il 16 luglio) all’Olimpico: 63 giorni di attività sul suolo nazionale ricchi di risultati, di progressi, anche di primati. Non è un patrimonio da poco: vuol dire soprattutto continuità, quel ponte in grado di congiungere idealmente Doha (Mondiali 2019) con Tokyo (Giochi Olimpici 2020+1), un collegamento la cui assenza avrebbe potuto produrre danni severi in termini di preparazione degli atleti.

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