Gli archeologi dell’Università della Tuscia scendono in campo nel master targato Dibaf per “Narratori di comunità”.

Venerdì 15 marzo al via il primo di vari moduli dedicati all’archeologia affidati a docenti dell’Unitus. Si parte dall’archeologia medievale con Giuseppe Romagnoli. Doppia lezione dedicata alla cultura materiale connessa all’alimentazione. Verranno presentati, con visita guidata al laboratorio di restauro dell’ateneo viterbese e poi in aula, i risultati di studi condotti dal dipartimento Distu su “butti” scavati a Celleno, Viterbo e Graffignano.

“Gli immondezzai – dichiara Romagnoli – rappresentano per l’archeologo una importante fonte di informazione sulle società del passato, offrendo uno spaccato su molteplici aspetti della vita quotidiana. Non stupisce, quindi, che il tema sia stato oggetto di crescente attenzione negli ultimi decenni sia da parte degli storici sia, soprattutto, da parte degli archeologi, attenti allo studio della componente materiale dei contesti (i sedimenti e gli oggetti in esso contenuti)”.

Nel corso del fine settimana successivo, Elisabetta De Minicis terrà invece una lezione dedicata agli spazi abitativi dal medioevo alle soglie dell’età contemporanea. Prevista una visita all’interno della Torre del capitano del popolo di Vetralla, oggi casa-museo. A maggio sarà poi la volta dell’archeologia classica e antica: con i contributi dell’etruscologa Marina Micozzi e dell’archeologo classico Stefano De Angeli.

Sabato 16 marzo, inoltre, a partire dalle 16, gli apprendisti del master saranno impegnati fuori dalle aule con una performance targata Banda del racconto che avrà luogo presso la Residenza sanitaria assistenziale “Viterbo” a La Quercia (viale Fiume 112): “Saperla lunga, saperla raccontare”. L’iniziativa è aperta al pubblico. Ingresso gratuito.

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