Giovedì 7 settembre, ore 21.00 circa. Giardino dell’Esedra di Palazzo Te. Antonello Ricci sarà ospite di Festivaletteratura 2017.
Nell’ambito della rassegna “La parola che canta. Poesia e musica a palazzo Te”, cartellone di iniziative consacrato a Bob Dylan, discusso premio Nobel per la letteratura nel 2016. Sul palco de “La parola che canta” si esibiranno musicisti, cantanti, studiosi, poeti: fra gli altri Francesco Guccini, Giovanna Marini, Alessandro Portelli, Umberto Fiori, Milo De Angelis, Maurizio Agamennone, Alessandro Carrera, Franco Marcoaldi.
Così recita il programma: “L’ampio giardino dell’Esedra ospiterà gli incontri di maggiore impatto spettacolare, le testimonianze di alcuni dei protagonisti della scena musicale, gli omaggi ad artisti che sono ormai parte del patrimonio identitario di intere generazioni”.
In questa cornice Antonello Ricci, nella sua consueta veste di narratore, presenterà “Un contrasto improvvisato in ottava rima”, accompagnando con aneddoti e riflessioni critiche i poeti improvvisatori Pietro e Donato De Acutis.

Contrastare in ottava roma
Una tradizione unica, popolare e “alta” al tempo stesso
di Antonello Ricci
Italia centrale. Tra Arno e Tevere. Dalle piazze dei liberi comuni medievali alla feste dell’Unità nel secondo dopoguerra. Dalle corti rinascimentali e le accademie barocche alle capanne di pastori e boscaioli dell’Ottocento. Da sempre stigma di italianità agli occhi dei grandi viaggiatori, la stupefacente arte del canto improvvisato in ottava rima, a cavaliere tra folklore e letteratura, tra colto e popolare, è certo fra le nostre più antiche e nobili consuetudini poetiche. Pietro e Donato De Acutis, padre e figlio. Discendono dall’amatriciano, una stessa tradizione, due generazioni a confronto: non sono scogli affioranti di un continente perduto, ma fra gli araldi più bravi e competenti di una tradizione ancora in ottima salute. Sul metro dell’Orlando furioso, si sfideranno a tema col coinvolgimento diretto del pubblico. Narra e conduce il sottoscritto. Divertimento assicurato.

…dal programma ufficiale della manifestazione
“La parola che canta”. L’idea. Il 2016 letterario si è sorprendentemente concluso con l’assegnazione del premio Nobel a Bob Dylan. Con una decisione che non ha mancato di suscitare irritazioni e polemiche, l’Accademia di Svezia ha inteso premiare la poesia che si fa canto, che erompe in musica per aprirsi al mondo. Tra parola e musica esiste un rapporto arcaico e necessario, che ha segnato profondamente la storia dell’umanità fin dai suoi primi passi e che si rinnova ogni giorno nella voce dei più ispirati artisti e in quelle anonime che salgono spontanee dalle strade di città e villaggi di tutto il pianeta. Intorno a questo connubio che nei secoli è stato motore di arte colta e popolare, Festivaletteratura, insieme al Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te e il Museo Civico di Palazzo Te, ha ideato La parola che canta, un’esplorazione in forma di festa dell’ininterrotto dialogo tra musicisti e poeti. La parola che canta non si propone come un percorso storico in cui si illustra in modo puntuale e ordinato l’evoluzione di stili e forme della letteratura per musica o, viceversa, della scrittura musicale per la poesia e per il teatro. L’incontro tra parola e musica non si è infatti dato in modo definitivo, ma ha sempre trovato territori nuovi tra alto e basso, sacro e profano, pubblico e privato. La parola che canta non procede quindi seguendo una sequenza lineare di appuntamenti, ma cerca piuttosto di creare un microcosmo di suggestioni sonore continue, spesso apparentemente contraddittorie, senza stabilire un senso di percorrenza univoco. Palazzo Te si è dimostrato subito la sede ideale per restituire la sensazione di incanto e di pienezza che accompagna l’esperienza della parola che si fa musica. Grazie alle sue sale monumentali, ai giardini, agli spazi segreti, la villa gonzaghesca offre la possibilità di più ascolti contemporanei, lasciando la libertà di farsi guidare dal proprio orecchio e dalla propria curiosità.