Il tecnico Emiliano Mondonico, intervenuto ai microfoni di Radiosei (98.100) nella trasmissione ‘Vetrina biancoceleste’, commenta il momento della Lazio: «È l’unica squadra italiana che resterà in Europa secondo me. A me è capitato con l’Atalanta: eravamo in B e portavamo avanti la bandiera d’Europa. I tifosi della Lazio non devono dimenticarlo. Lo Sparta Praga è un avversario alla portata. L’importante è che non abbia l’atteggiamento che ha in campionato. È chiaro che le squadre che in settimana hanno tante partite difficilmente riescono ad accendere la lampadina e la Lazio vive in questa situazione. Grande vittoria in Coppa giovedì, poi lunedì non ha tirato fuori gli attributi. Non si riesce a mantenere la stessa concentrazione quando si gioca in Europa. La Juventus finisce la partita, va sotto la Curva e se ne va. Tutte le altre quando vincono sembra sia avvenuto un miracolo. Se sei una grande squadra, vincere deve essere la normalità».
Sulle voci di una lite tra Candreva e altri compagni, Mondonico dice la sua sorridendo: «Nell’anno in cui si menavano di più vinsero il campionato… In ogni squadra ci sono situazioni del genere, in ogni spogliatoio. È la legge della Jungla: mors tua vita mea. Giocano in 11, mentre gli altri stanno a guardare. Secondo voi chi è fuori è contento di stare a guardare? Di fare gruppo? Fare Squadra? Situazioni così ci sono ovunque. L’importante è che la domenica nessuno si tiri indietro». Infine sul futuro di Pioli: «Difficile far cambiare idea alla gente, ma esiste una medicina che fa bene a tutti: i risultati. Li fai e tutto cambia. Noi allenatori abbiamo questi “compagni di viaggio” chiamati risultati. Spesso sono amici, ma altre volte dei nemici. Fa parte del gioco. Non so se la Lazio può vincere l’Europa League, ma nessuno tatticamente è bravo come le squadre italiane. Se contro il Tottenham la Fiorentina avesse fatto la partita che ha fatto col Napoli nel primo tempo, magari non avrebbe perso. Bisogna lottare tutti insieme per vincere l’Europa League e la squadra ha bisogno della propria gente».