L’appuntamento è per venerdì 30 novembre, ore 17.30, nella ex chiesa della Pace in piazza Luigi Concetti a Viterbo (sì, quella delle fatidiche prove di portata). Con il patrocinio del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, si presenta il nuovo libro dell’antropologo culturale di origini viterbesi Antonio Riccio: “Santa Rosa e i Viterbesi”, volume fresco di stampa per i tipi de La Caravella Editrice. Relatori: Massimo Mecarini, presidente del Sodalizio; Marco D’Aureli della Banda del racconto; il narratore di comunità Antonello Ricci. Sarà presente l’autore. L’evento chiuderà le attività previste per la prima giornata del modulo II del master DIBAF-UNITUS per “Narratori di comunità”. L’incontro sarà aperto al pubblico, l’ingresso libero.

Il testo, di carattere etno-antropologico, è dedicato al sentimento contemporaneo dei viterbesi per la loro patrona, Santa Rosa. Si compone di due saggi, scritti in periodi diversi per occasioni diverse, che descrivono come viene vissuta, sentita e interpretata la “patronalità” di Santa Rosa a Viterbo, anche nei suoi aspetti più impliciti, affettivi, cognitivi e volitivi. Il primo saggio descrive come il complesso festivo è cambiato e si è trasformato pur conservando identità e tradizione; il secondo associa la festa viterbese ad un vero e proprio capodanno locale, antagonista e autonomo rispetto a quello calendariale. Una lettura antropologica, curiosa ed empatica, che riflette e fa riflettere sul culto viterbese e sulla straordinaria macchina a spalla che lo celebra rinnovando un patrimonio immateriale vivo e vitale che ogni anno riproduce la meraviglia del trasporto trionfale della più grande macchina a spalla italiana divenuta patrimonio dell’intera umanità.

Antonio Riccio, antropologo culturale, nato nel 1949, ha realizzato ricerche etnografiche in Alto e Basso Lazio dal 1990, su tematiche di antropologia religiosa, memoria sociale, patrimonializzazione museale. Ha insegnato presso “La Sapienza” di Roma e, attualmente, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino – Angelicum e il Pontificio Istituto Teresianum di Roma.

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