Il Comitato tecnico scientifico ha ribadito nelle scorse ore alle stazioni sciistiche che – solo nelle “regioni gialle” dove potranno riaprire gli impianti di risalita – il contingentamento degli accessi alle piste e agli impianti è necessario. Il Cts lo aveva già detto alle Regioni nella seduta del 15 gennaio. Le stazioni si stanno attrezzando con un lavoro intenso, molto complesso, in vista della partenza il 15 febbraio, per la vendita on line degli ski-pass. Il Cts evidenzia che non si scia nelle “regioni arancioni e rosse”. Ma la preoccupazione di Uncem è che le aperture degli impianti possano essere “a corrente alternata” se alcune regioni passeranno, tra i mesi di febbraio, marzo e aprile, da gialle ad arancioni e viceversa. Una preoccupazione forte di tutta gli impiantisti.

Uncem chiede al Governo di sbloccare il “Decreto ristori quinquies” entro la fine della prossima settimana. Si tratta di 32 miliardi che dovranno dare ossigeno al comparto turistico invernale montano, che ha finora perso il 90% dei flussi e in alcuni casi il 95% del fatturato rispetto a due stagioni invernali fa, visto che già la stagione scorsa era stata compromessa, nella sua coda, dalla pandemia e dal lockdown. Gli operatori della neve, in particolare gli impiantisti a fune, si dividono oggi in tre categorie: chi il 15 febbraio aprirà tutte le piste, chi ne aprirà solo una parte e attiverà solo alcuni impianti a fune, chi proprio sceglierà di non aprire. Per tutti, Uncem ritiene i ristori necessari e urgenti.

I Comuni montani danno in queste ore il massimo supporto agli impiantisti a fune, per individuare – come ribadito dal Cts – i criteri per l’introduzione di un tetto massimo di skipass giornalieri vendibili, da declinare in considerazione delle quote giornaliere vendibili in funzione di quelle settimanali e stagionali. Comuni sostengono gli operatori degli impianti per costruire “un sistema di prenotazione che sia in grado di consentire una gestione strutturata del numero di utenti che possono effettivamente accedere ai comprensori sciistici e ai relativi impianti di risalita per ciascuna singola giornata, anche attraverso il coordinamento non solo con i rappresentanti di categoria e le Autorità Sanitarie locali – come peraltro già previsto – ma anche con i rappresentanti delle strutture ricettive”. Lo richiede espressamente il Comitato tecnico scientifico. Un lavoro complesso, intenso, da parte dei territori.

Uncem rivolge un appello a quanti, tra oggi e domani, e nelle prossime settimane, raggiungeranno località alpine o appenniniche per svago o sport. Non portate tutto da casa, ma scegliete i negozi del borgo e del paese che raggiungete per andare sulle ciaspole o fare sci alpinismo. Nonostante sia impossibile raggiungere le quote di ricaduta dello sci alpino – 6 euro nell’indotto del territorio per ogni euro speso in ski-pass – almeno 10 euro a persona spesi in bar e ristoranti delle località montane delle regioni gialle, è un gesto civico culturale, prima ancora che economico, per sostenere quelle realtà dei territori decisive per contrastare spopolamento, abbandono, desertificazione delle zone montane.

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