SuperNews ha intervistato Thomas Manfredini, ex difensore, tra le altre, di Atalanta, Udinese, Bologna, Fiorentina, Genoa e Sassuolo. Ben 14 stagioni di Serie A, oltre 200 presenze nella massima serie e una Coppa Intertoto vinta con l’Udinese. L’ex nerazzurro si è espresso sull’attuale Serie A e ha ricordato alcuni momenti della sua lunga carriera.
Questa settimana, complice anche il caos SuperLega, tutti hanno elogiato il modello Atalanta: tu che hai vissuto per tanti anni l’ambiente bergamasco, conoscendo i Percassi dal 2010, quale pensi sia il segreto dei grandi risultati delle ultime stagioni?
Ormai sono diversi anni che l’Atalanta fa vedere grandi cose e stagione dopo stagione l’asticella si alza sempre di più. La società sta facendo qualcosa di incredibile, anche solo pensando a quando giocavo io in cui si lottava per salvezza. Il vero segreto del successo dell’Atalanta, oltre alla grande programmazione e al fiorente settore giovanile che da sempre caratterizza la Dea, è lo splendido ambiente in cui si lavora. Bergamo è una piazza stupenda: la città vive con grande passione il tifo, ma si riesce a conciliare perfettamente l’attività professionale con quella privata. In questo modo ogni giocatore ha la serenità per poter esprimersi al massimo, cosa che in altre realtà con maggiori pressioni è decisamente più difficile. Senza dimenticare che il 50% del merito di questi successi va a mister Gasperini: da quando è arrivato lui, nel 2016, la mentalità è cambiata e ciò ha consentito di raggiungere grandissimi risultati.
Parlando proprio di mister Gasperini, al Genoa, per qualche mese, hai avuto modo di essere allenato da lui: come ricordi quel periodo?
Mi sono trovato subito bene con Gasperini, un allenatore che riesce a tirare fuori il massimo da ogni giocatore, non solo dal punto di vista fisico. Ha la capacità di far emergere dal singolo una forza che giova a tutto l’organico e che consente di ottenere sul campo ottimi risultati. Ha un metodo di giocare particolare, e già a quell’epoca l’idea di calcio europeo ed innovativo era ben chiara per lui: pretende molto, fa lavorare tanto, ma alla fine i risultati si vedono. Già al Genoa fece benissimo, arrivando a conquistare anche l’Europa: quando gode della fiducia della società, Gasperini è una sicurezza.
Dalle grandi prestazioni dell’Atalanta, alle difficoltà della Juventus fermata sull’1-1 da un’altra tua ex squadra come la Fiorentina: come vedi i bianconeri in queste ultime 5 giornate?
Dopo tanti anni di dominio, ritrovarsi a dover combattere per un posto Champions non è una cosa semplice, soprattutto perché in questo momento ci sono squadre più in forma della Juventus. I bianconeri, per poter centrare il loro obiettivo, devono vivere le ultime giornate di campionato nel modo più sereno possibile: la rosa ha qualità, i giocatori hanno un grandissimo potenziale e la tranquillità di testa, in questo momento, può giocare un ruolo decisivo. Se i giocatori di maggior carisma e qualità sapranno prendersi sulle spalle la squadra, la Juve può dimostrare sul campo la sua reale forza, vincendole anche tutte da qui alla fine. C’è da dire che in una stagione di cambiamento le difficoltà per i bianconeri potevano essere prevedibili, ma se non riuscissero a centrare la qualificazione in Champions sarebbe un vero fallimento.
Milan a due facce in questa stagione, da campione d’inverno al rischio esclusione dalla Champions League: quale pensi sia il reale valore di questa squadra?
Credo che la verità stia nel mezzo: nella prima parte della stagione, con un Ibrahimovic trascinatore, il Milan ha fatto un cammino incredibile sull’onda dell’entusiasmo, performando forse anche al di sopra delle reali possibilità della squadra. Allo stesso modo, in queste ultime settimane, le difficoltà di risultato stanno facendo venire meno la consapevolezza e la fiducia, e le prestazioni ne risentono. Un po’ come sta accadendo alla Juventus: la differenza, però, è che i bianconeri sono abituati a vincere e la serenità data dalle vittorie passate può essere un elemento fondamentale in questo momento. Il Milan, invece, è da 7 anni che non va nell’Europa che conta: dopo aver fatto quasi un’intera stagione in zona Champions, ora la paura di fallire può essere pericolosa. Anche perché le pretendenti stanno andando forte: i rossoneri devono compattarsi in un momento così critico, sgombrando la testa, per poter ottenere risultati importanti in queste ultime 5 giornate.
L’Inter ha uno scudetto praticamente in tasca: primato in classifica ottenuto più per merito dell’Inter o per demerito degli avversari?
Sicuramente gran parte del merito è dell’Inter: l’anno scorso i nerazzurri hanno messo le basi e in questa stagione stanno consolidando un percorso vincente che, grazie al cambio di mentalità messo a punto da Conte, sta portando allo scudetto. L’Inter in questi anni ha avuto sempre squadre forti sulla carta, ma dopo Mourinho nessuno è riuscito a fare risultati: mister Conte, invece, è stato in grado di incidere in modo importante, confermandosi un allenatore capace di far bene e vincere ovunque sia andato. Quindi, i meriti dell’Inter in questa annata ci sono tutti: per quanto riguarda gli avversari, solo la Juventus è mancata all’appello, le altre stanno facendo il loro campionato.
Conte è un tecnico che ha saputo plasmare l’Inter sulla sua idea di gioco, diventando un valore aggiunto per la squadra. Tra i vari allenatori che hai avuto, c’è un tecnico che “incideva” in modo così decisivo sulle prestazioni in campo?
Un Conte all’inizio della sua carriera da allenatore l’ho avuto a Bergamo. Sicuramente era un tecnico diverso da oggi e nel corso di questi anni è certamente cambiato, trasformando non solo il suo modo di giocare, ma diventando molto più di un allenatore e riuscendo a costruire un rapporto incredibile con i suoi giocatori. E’ un mister top, che incide molto sulla squadra: tra i mister che ho incontrato nel corso della mia carriera, posso citare per similitudine Spalletti e Gasperini, due tecnici che si sono confermati ad alto livello e sono sempre stati in grado di dare una forte impronta al gioco delle loro squadre, facendo rendere al massimo i giocatori.
Hai giocato oltre 200 partite in Serie A: qual è il match che non ti dimenticherai mai?
I match, su tutti, sono due: senza dubbio l’esordio a 19 anni in Serie A con la maglia dell’Udinese nel 1999, probabilmente la partita migliore della mia carriera nonostante fossi davvero giovanissimo. L’altro momento indimenticabile è il mio secondo “esordio” in Serie A, dopo che mi ero un po’ perso e forse nemmeno io mi aspettato di poter tornare ad alti livelli: era il 30 marzo 2008, con l’Atalanta giocavamo a San Siro contro il Milan, mister Del Neri – a cui devo molto – mi ha buttato nella mischia da difensore centrale e da quel momento sono rinato calcisticamente.
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