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di Pietro Paolo Dorigo
Dybala oppure Dybalà, mettete l’accento dove volete, così l’abbiamo pronunciato in tutte le maniere, che qui in Italia fra chi la vuole cotta e chi la vuole cruda non si se ne esce. Fatto sta che l’argentino della Vecchia Signora annichilisce anche le resistenze del Sassuolo e la Juventus vola, esattamente come l’Inter spallettiana, quasi a conferma che serviva alla Beneamata un allenatore con gli attributi, e come il Napoli fa polpette del Benevento, roba di calcio alla playstation. Si rivede il Milan, che dopo la scoppola contro la Lazio batte di misura l’Udinese grazie al redivivo Kalinic, ma c’è anche da dire che i friulani quest’anno sembrano tutto, tranne una macchina da guerra. Chi sembra invece una macchina da guerra è la Lazio, che sbanca il Ferraris genoano grazie al solito Immobile, altro che nome omen, e alla sagacia di Simone Inzaghi, che per quel che tira fuori dai piedi della banda-Lotito meriterebbe un premio tipo il Seminatore d’oro. Da un capo all’altro della città spazio alla Roma, che divora il Verona sotto il diluvio, e più dei marcatori pare il caso di omaggiare Florenzi, tornato a macinar chilometri dopo quel doppio infortunio che l’aveva mortificato nello spirito, nell’animo, nei garretti. Il Cagliari sbanca Ferrara con buona pace di Borriello, che vagheggiava il gol dell’ex, Torino e Chievo impattano con Sampdoria e Atalanta, con gli orobici che trovano Sorrentino in giornata di grazia. Gol più bello quello di Dybala, Dybala e Dybalà, parata più bella quella del cagliaritano Cragno nel finale di gara con la Spal. Ma, e qui chiudo il sipario, è giornata triste per il calcio, perché si piange Eugenio Bersellini, allenatore d’altri tempi, persona per bene che fu amato anche dai tifosi che non parteggiavano per la sua Inter.

 

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