SuperNews ha intervistato Roberto Bordin, ct della Nazionale moldava ed ex giocatore, tra le tante, di Parma, Cesena, Spezia, Atalanta, Napoli. Bordin conosce molto bene una delle sorprese di questa edizione della Champions League, lo Sheriff Tiraspol, di cui è stato allenatore nel 2016-2017 e con cui ha vinto ben due campionati e una Coppa di Moldavia. L’ex Napoli racconta le tappe più significative della sua carriera da calciatore e analizza lo scenario e i primi risultati della massima competizione europea, con uno sguardo particolare rivolto alle outsider e al percorso delle italiane.
Sono state tante le tue esperienze da giocatore in Italia, e una di queste è stata Cesena. Nel periodo 1986-1987, con la maglia dei romagnoli disputi la tua stagione più prolifica, con 7 reti in 31 presenze, e conquisti anche la promozione in Serie A. Che ricordi hai di questo club e di questa promozione?
E’ stato davvero un club importante. Sono approdato a Cesena l’ultimo giorno di mercato. Ci trovavamo in una difficilissima situazione in classifica: eravamo terzultimi. A Cesena ho trovato una famiglia, sono stato accolto dal presidente Lugaresi e dai suoi dirigenti. Quell’anno vincemmo il campionato con una grande rimonta, sotto la guida del grande mister Bolchi. Realizzai 7 gol, compreso quello siglato contro il Lecce nella finale dei playoff, quello che ci consentì di vincere il campionato cadetto. Cesena è stata una parentesi importante, perché mi ha dato la possibilità di giocare in Serie A.

Sotto la guida di Marcello Lippi, con la maglia del Napoli hai totalizzato circa 108 presenze nel periodo 1993-1997. Napoli è stata una delle tappe più importanti della tua carriera?
Credo che ogni annata e ogni esperienza sia importante, fin dall’inizio, anche quando sono partito dalle giovanili della Sanremese per poi esordire in prima squadra. Sicuramente Napoli è stata una tappa importante: ho avuto grandi allenatori come Marcello Lippi, Simoni, Boskov e compagni di squadra importanti, come Di Canio, Ferrara, Fonseca, ecc. Sono stati 4 anni bellissimi, durante i quali ho avuto l’onore di indossare la fascia di capitano e di giocare con grandi campioni. Arrivai a Napoli grazie a Lippi, che mi portò con lui dall’Atalanta, club con cui ho vissuto degli anni altrettanto importanti. Tutte le annate, dalla C1 fino alla Serie A, sono state determinanti per la carriera.

Quest’anno il Napoli di Spalletti può vincere il campionato, alla luce delle prestazioni realizzate fino ad ora e di uno straripante Victor Osimhen?
Quest’anno Osimhen sta facendo la differenza e sta facendo quello per cui è stato preso. Due anni fa il suo è stato l’investimento più oneroso della Serie A. L’attaccante partenopeo è devastante, ha una forza fisica impressionante. Fino ad ora, il Napoli ha totalizzato 8 vittorie, un record importante, ma è più importante come ci sia arrivato a questo risultato: contro il Torino i partenopei hanno segnato all’81esimo, e ciò dimostra che la squadra di Spalletti non molla fino alla fine. Questi sono i segnali giusti per poter far bene. Tuttavia, sarei un folle a dire che il Napoli possa vincere il campionato, perché ci sono tante variabili da valutare. Nel mese di gennaio, per via della Coppa D’Africa, mancherà un po’ l’asse portante della squadra, in difesa Koulibaly, a centrocampo Anguissa e Osimhen in attacco, anche se Spalletti ha dei grandissimi ricambi in panchina, e quest’anno l’ha fatto vedere. Quindi, bisogna ancora aspettare molto tempo prima di poter parlare di scudetto.

Da ex giocatore dell’Atalanta, con cui hai disputato ben 4 stagioni in Serie A dal 1989 al 1993, ti chiedo: che cosa pensi del gruppo di Gasperini? Quest’anno riusciranno a conquistare una delle prime tre posizioni della classifica?
Da tempo, ormai, il club sta consolidando questo gruppo di lavoro. Durante gli anni, alcuni giocatori sono andati via, altri si sono integrati, ma l’Atalanta non ha comunque mai sbagliato un colpo: sono tutti elementi molto motivati, che giocano un tipo di calcio particolare, realizzando una pressione costante per tutto il campo. I bergamaschi giocano un calcio “innovativo”, grazie a Gasperini, che ha dato un’impronta importante a questo gruppo, e grazie al supporto di una grande società, che dà carta bianca ad un allenatore che sta facendo molto bene e che può ambire alla vetta della classifica, perché ha le qualità per farlo.

Due giorni fa l’Inter si è imposta per 3 a 1 contro lo Sheriff, senza però scongiurare pericolosissime ripartenze da parte dei gialloneri. In qualità di ex allenatore dello Sheriff, cosa ci dobbiamo aspettare da questa squadra? Per vincere la partita di ritorno su cosa dovrà puntare l’Inter?
Lo Sheriff ha fatto molto bene fino ad ora, anche nelle partite precedenti alla qualificazione contro Stella Rossa e Dinamo Zagabria. Martedì scorso hanno giocato un po’ più accorti, ma non hanno disdegnato le ripartenze. Sono stati molto bravi a crearsi delle occasioni, sono riusciti a portarsi sull’1 a 1, ma l’Inter ha giocato fino alla fine. Nel secondo tempo lo Sheriff è un po’ calato fisicamente e ha concesso qualcosa in più alla squadra nerazzurra, munita di elementi di incredibile qualità che, appena hanno modo di farlo, ti puniscono. L’Inter ha lottato contro una squadra coraggiosa, si è sacrificata ed è stata brava a difendersi. I nerazzurri hanno guadagnato sul campo i loro 6 punti, sanno essere una brava “squadra operaia”: sanno soffrire e lottano costantemente. Lo Sheriff è un club che non ha niente da perdere, se la gioca con tutte e ha una buona guida tecnica. Nella partita di ritorno a Tiraspol del 3 novembre, l’Inter dovrà stare attenta, perché giocare in casa dello Sheriff potrebbe fare la differenza. Devo dire, però, che martedì sera nelle situazioni difficili i nerazzurri hanno dimostrato la loro classe, soprattutto nella fase difensiva, nell’uno contro uno. L’ottima fase difensiva sommata alla qualità dei singoli li hanno resi i più forti.

Il Milan è ultimo nel suo girone con 0 punti. Martedì scorso i rossoneri, privi di Brahim Diaz e Theo Hernàndez, hanno perso per 1 a 0 in casa del Porto, penalizzati da un fallo di Taremi su Bennacer non sanzionato dall’arbitro durante l’azione del gol. Che ne pensi di questo match? Il Milan può rimanere in Europa?
La partita non l’ho vista, perché è stata in contemporanea con quella dell’Inter. Di sicuro mi dispiace per Stefano Pioli, perché da qualche anno sta facendo un lavoro eccezionale, e sta mettendo in campo squadre sempre “rimaneggiate”, perché il Milan ha dovuto e deve fare i conti con diverse assenze. In campionato, contro il Verona i rossoneri hanno fatto qualcosa di importante con la rimonta dallo 0 a 2 al 3 a 2. In Champions League, al contrario, gli 0 punti nel girone sono qualcosa di difficile da recuperare, però il Milan nelle prossime tre partite ha ancora la possibilità di fare punteggio pieno e ambire ancora ad un posto in alto. Non sarà semplice, ma deve provarci.

Uno dei tuoi ricordi sportivi più belli?
Ne ho tantissimi. Quando ero al Napoli sono stato costretto a fermarmi per 6 mesi per un grave problema alla tiroide. Riscendere in campo dopo tutto quel tempo, dopo un problema di questo tipo, credo sia l’episodio più importante per me nella mia carriera.

Fino ad ora, quale accoppiata allenatore-squadra ti ha convinto di più in Serie A?
Direi Spalletti. E’ un tecnico molto preparato, in una piazza difficile come Napoli, che ha saputo gestire tutti i giocatori nonostante alcune situazioni relative ai rinnovi contrattuali. Il tecnico partenopeo è stato molto bravo a tenere unito il gruppo. Per questo, Spalletti-Napoli è l’accoppiata allenatore-squadra che in Serie A mi ha più positivamente impressionato, anche alla luce della sua capacità di risolvere alcune partite, come quella giocata contro il Torino lo scorso weekend di campionato.

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