La redazione di SuperNews ha intervistato Elvis Abbruscato, ex attaccante di Torino, Lecce, e di molti altri club che militano tra la Serie B e la Lega Pro. Oggi vice-allenatore della Nazionale Italiana Under 18, Abbruscato ha risposto ad alcune nostre domande relative alle sue esperienze calcistiche più significative e ha espresso la sua opinione su alcuni recenti episodi di Serie A, primo su tutti il caso della positività di ben 14 giocatori del Genoa. Infine, l’ex attaccante ci ha parlato della sua nuova start-up, “Be Coach”, una piattaforma che permetterà a tutti gli sportivi di ottenere risultati adottando un tipo di comunicazione differente.
In Serie C1 è con l’Arezzo che hai collezionato più presenze: ben 101, con 42 gol messi a segno. E’ stata la squadra che ti ha permesso di essere notato dal Torino?
Assolutamente sì. Appena arrivato ad Arezzo, avevo la necessità e il desiderio di dimostrare il mio valore. Era una società con aspettative molto alte. Dovevamo disputare il campionato di C2, ma fummo ripescati in C1. Quella fu una grande dose di fiducia, una molla motivazionale importantissima. Con questa condizione favorevole, sentivo in me un misto di tensione ma anche di grandissima carica. Affrontavo un campionato di C1, mai disputato prima. Inizialmente ho avuto qualche difficoltà, dal momento che nelle prime quattro gare non avevo segnato. Poi, quando mi sono sbloccato, si è creata una grande empatia con il pubblico e con la città, un rapporto che ancora oggi è vivo.
Con i granata esordisci in Serie A nel 2006, proprio dopo la tua esperienza ad Arezzo. Come definiresti i tuoi anni a Torino?
Un po’ tormentati. Ricordo la vittoria del campionato di Serie B, un’emozione bellissima vissuta al Delle Alpi, con un pubblico incredibile. L’anno dopo, in Serie A, è stato un anno un po’ tormentato. Era la prima esperienza nella massima serie, e tanti equilibri non ci hanno permesso di valorizzarci come individui, come calciatori. Inoltre, era la prima esperienza in Serie A anche per la società, che si trovava in un contesto completamente nuovo e con tante situazioni non facili da gestire.
Sei stato anche giocatore del Lecce, con cui hai giocato nell’annata 2007-2008. Che emozione hai provato nel contribuire alla promozione in Serie A dei salentini, assenti per due anni dal massimo campionato?
Emozione bellissima anche quella. Sono arrivato a Lecce da giocatore con una certa esperienza, con l’idea di vincere il campionato di Serie B con i giallorossi. Questo non era solo il mio obiettivo, ma era anche quello di tutta la squadra. Questo ci ha permesso di unirci tanto come gruppo e di dare maggiore forza al nostro proposito.
Sei vice-allenatore dell’Italia Under 18. Il vivaio azzurro è un vivaio promettente?
E’ un’Italia molto promettente, con giovani interessantissimi. C’è uno scouting molto sviluppato. Teniamo sott’occhio tutti i nostri ragazzi, anche quelli che sembrano leggermente in ritardo con la crescita.
Da ex giocatore del Torino, che tipo di squadra è quella sotto la guida di Giampaolo?
Credo che il Torino stia vivendo un “post-Mazzarri”, un buon ciclo che l’anno scorso si è interrotto. Ci sono dei cambiamenti, a livello di management e di leadership, che la società sta preventivando. I mutamenti possono generare delle crisi, delle difficoltà. Penso che ogni cinque, sei anni le società abbiano bisogno di cambiare. Le squadre necessitano di questo. Il presidente Cairo sta adottando questa linea. I frutti di questa scelta non si raccolgono nell’immediato, ci vorrà del tempo.
Alla luce dei casi di positività al Covid di alcuni giocatori di Serie A, primi su tutti i calciatori del Genoa, credi che sia necessario sospendere il campionato o convivere con questa situazione, anche rischiando il falsare nuovamente la Serie A?
Dobbiamo assolutamente conviverci, prendendo tutte le precauzioni del caso. Non possiamo fermarci e darla vinta a questo virus. Bisogna combatterlo, rispettando tutte le misure sanitarie. Non possiamo farci condizionare, perché questo porterebbe il nostro paese ad una povertà che non possiamo permetterci.
Cosa ne pensi del caso Juventus-Napoli? E’ una vicenda che ha destato non poche polemiche e perplessità…
Non vedo il motivo di polemizzare. Di fronte ad una situazione di positività al Covid, secondo me è giusto annullare la partita. Se esiste un’emergenza sanitaria, essa diventa prioritaria sul resto.
Ci parli della tua nuova azienda “Be Coach”?
“Be Coach” è la mia start-up innovativa, che ha l’obiettivo di sviluppare il talento sportivo attraverso una comunicazione proattiva, più responsabile, differente da quella adottata oggi. Questo avviene grazie ad un’applicazione, che a breve uscirà su play store, che permetterà a tutte le società, agli allenatori e ai giocatori di avere una comunicazione più lineare, più semplice. Soprattutto, quest’app aiuterà gli allenatori ad essere più performanti, a conoscere meglio i propri giocatori e ad avere una visione più chiara di quale capitale umano stanno allenando.
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