Per la rubrica “Interviste D Valore”, SuperNews ha intervistato Fabio Corigliano, trequartista nato nel 2000 a Firenze, dove ha iniziato a tirare i suoi primi calci al pallone. Corigliano, dopo aver vestito le maglie di Cesena, Forlì e Borgosesia, è giunto in Campania per conquistare la promozione con la Cavese.
Nonostante l’età hai maturato già esperienze importanti a livello giovanile e in serie D. Ci parli del tuo percorso calcistico?
Dopo i primi anni di scuola calcio, a 11 anni sono entrato nel settore giovanile della Fiorentina, dove ho fatto tutta la trafila fino alla Primavera. Dopo sei mesi trascorsi al Cittadella, durante i quali ho avuto la possibilità di allenarmi spesso con la prima squadra, ho iniziato la mia esperienza in Serie D con il Forlì. L’ultima stagione, trascorsa a metà tra Forlì e Borgosesia, condita da 5 gol e 4 assist, mi ha dato l’opportunità di vestire la maglia della Cavese, con cui sono orgoglioso di disputare un campionato di vertice e puntare al professionismo.
Cosa ti ha spinto quest’anno a vestire la maglia della Cavese?
Dopo l’ottima stagione a livello personale dell’anno scorso cercavo un progetto ambizioso che puntasse al professionismo, e appena ho saputo dell’interesse della Cavese non ho avuto dubbi. La scelta è stata semplice per la dimensione della società, l’importanza della piazza e il tifo stupendo che ci accompagna ogni domenica, tutte componenti di livello superiore alla categoria.
La Cavese è seconda in classifica e il primo posto non è poi così lontano. Che aria si respira nello spogliatoio? Ci credete alla promozione diretta?
Ovviamente ci crediamo. Nello spogliatoio c’è un clima molto positivo e tutti abbiamo in mente un unico obiettivo. Sappiamo di avere le qualità per raggiungerlo, ce la stiamo mettendo tutta per farcela e regalare una grande gioia alla gente di Cava.
Oltre agli obiettivi di squadra stagionali ci sono anche quelli personali. Ti sei prefissato un numero di gol o assist da raggiungere?
Fino ad oggi sono molto contento della stagione a livello personale, ho trovato molto spazio in una squadra super competitiva, con compagni abituati a giocare in categorie superiori. Ho giocato in tutte le posizioni del centrocampo dando sempre il mio contributo e svolgendo il compito che mi veniva assegnato dal mister. A volte ho giocato qualche metro più indietro rispetto allo scorso anno, e anche per questo i numeri sono un po’ più bassi da un punto di vista realizzativo, ma punto a migliorarli entro la fine del torneo, magari facendo gol in uno degli appuntamenti importanti che ci aspettano da qui alla fine della stagione.
Ci racconti il momento più bello che hai vissuto su un campo di calcio e quello più brutto?
Per fortuna, finora, i momenti belli sono sempre stati di più di quelli brutti. Se devo sceglierne uno in particolare, dico il primo gol in Serie D a Forlì, un tiro da fuori area, in uno stadio bello come il Morgagni, che servì a sbloccare il risultato. Probabilmente il momento più brutto fu quando, durante una partita nelle giovanili della Fiorentina, feci un’entrata decisa sul mio avversario con l’intenzione di recuperare palla, causandogli purtroppo un grave infortunio.
Cos’è il calcio per te?
Per me il calcio è passione, dedizione; è quel fuoco che brucia dentro quando scendi in campo e dai tutto per vincere e raggiungere un obiettivo condiviso con il gruppo. Significa anche regalare uno spettacolo alle persone che fanno sacrifici per venire a vederti, farle sognare e dare tutto per loro. Il mio sogno? Fare una grande carriera, in piazze importanti, e vivere emozioni forti. Vincendo, ovviamente!

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