Juniores provinciale dell’Atletico Morena
Juniores provinciale dell’Atletico Morena

Nove punti nelle prime dieci giornate di campionato, venti nelle successive dieci. Che la Juniores provinciale dell’Atletico Morena abbia cambiato passo lo dicono i numeri. La squadra affidata dal 28 gennaio scorso a Federico Rumbo (inizialmente vice allenatore del gruppo giovanile capitolino) sta per concludere la stagione e lo sta facendo con un ritmo decisamente diverso che provoca anche qualche rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Domani l’Atletico Morena giocherà la sua quart’ultima gara stagionale e lo farà sul campo della schiacciasassi Frascati, capolista (quasi) incontrastata del girone F e ormai prossima a conquistare la matematica certezza del primo posto. Una squadra dalla potenza d’urto impressionante (85 gol fatti contro i 56 del Giardinetti secondo miglior attacco), ma mister Rumbo prova a dar coraggio ai suoi.

«Di impossibile non c’è nulla e sono convinto che i miei ragazzi, con la dovuta concentrazione, posso giocarsela con chiunque. Andiamo a Frascati per fare bella figura in primis e poi per provare a vincere. Il nostro obiettivo da qui alla fine della stagione è cercare di fare il massimo, dando tutto quello che abbiamo per non avere rimpianti». La storia di Federico Rumbo è davvero particolare: si tratta, infatti, di un tecnico giovanissimo (appena 23 anni) che dalla fine del mese di gennaio si è trovato ad allenare ragazzi di poco più piccoli di lui. «Questa è la mia prima esperienza nell’agonistica da primo allenatore, in passato ho fatto l’allenatore nella Scuola calcio. Ma dopo aver smesso di giocare circa tre anni fa (l’ultima esperienza, poi interrotta per motivi lavorativi, fu con la Seconda categoria proprio a Morena, ndr), la mia voglia di rimanere nel mondo del calcio è sempre stata forte e il ruolo dell’allenatore mi affascina tantissimo. Per questo sto cercando di formarmi e studiare, mettendo grande impegno in questa avventura e dedicandole tantissimo tempo. E’ chiaro che il rapporto con i miei giocatori è particolare e qualche volta la tendenza ad essere più “amico” che allenatore c’è – rimarca Rumbo -, ma con loro sono stato chiaro e ho detto che in campo la mia figura dev’essere rispettata come se ci fosse una distanza d’età più ampia tra di me e loro».

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