Paolo Barelli Presidente FIN Roma 05/09/2020 Stadio Olimpico FIN XLII Assemblea Ordinaria Elettiva 2020 Photo Giorgio Scala/DBM/Insidefoto

La nota d’attacco del ministro dello sport contro la “casta dei baroni”, come definisce i dirigenti dello sport che, insieme con gli atleti, le società e associazioni sportive, i lavoratori del settore, gli uffici tutti, hanno contribuito nel tempo ai successi che hanno redo lo sport una delle eccellenze italiane nel mondo, è da respingere, come il Testo Unico della riforma.

Ed è respinto in particolare da me, come un attacco politico e personale. Ho più d’una volta detto che le questioni di numero dei mandati e delle incompatibilità sono cose ben diverse rispetto alle norme che debbono guidare il governo dello sport, norme che dovrebbero porre al centro le società e associazioni e la loro tutela, e che invece, nella versione del ministro, così non avviene.

Con questa nota il ministro cerca di dividere il fronte compatto e unitario dello sport che ha respinto nel merito la sua proposta.

Quanto alla mia rielezione da candidato unico (le elezioni la Federnuoto anche precedentemente le indiceva a settembre), evidentemente non c’era uno stuolo di insoddisfatti della gestione che il Consiglio Federale ed io abbiamo condotto negli anni.

Quanto all’incompatibilità fra cariche politiche e sportive, tra le quali il ministro mi invita a scegliere, non mi pare che questa sia attualmente una norma di legge. Deciderò quando lo sarà: la democrazia è questa, rispetto delle regole e non conquista di poltrone.

Quanto alla difesa della base e la tutela dei lavoratori: chi non le vuole? Ma non possono essere solo parole: è il contenuto delle norme che difende l’una e tutela gli altri. La bozza della riforma non promette nessuna delle due cose.

Oggi, unitariamente, senza distinguo, lo sport ha respinto le norme come sono state congegnate e scritte. Non è una nota del ministro che modifica tale realtà.