Il 7 novembre ricorrono i vent’anni della scomparsa di Primo Nebiolo. Imprenditore torinese, laureato in giurisprudenza, si dedicò con tutte le forze alla promozione dell’atletica, agganciando relazioni proficue con un enorme numero di istituzioni. Eletto presidente FIDAL nel dicembre 1969, rimase in carica fino all’inizio del 1989. La sua frenetica e generosa attività a favore dell’atletica leggera lo portò nel 1981 alla nomina a presidente IAAF, che mantenne fino alla morte (1999). Amava ricordare di aver reso globale, economicamente molto fiorente, un mondo che andava avanti con vecchie regole e vecchio stile. Lui inventava: le Coppa del Mondo in pista, di maratona, di marcia, partoriva i Mondiali e offriva le sue creature alle televisioni trovando terreno fertile. Era un impresario: ai primi d’agosto dell’80 propose a Roma le rivincite – e le sfide non viste – dei Giochi boicottati di Mosca e portò 65.000 spettatori all’Olimpico, nel primo Golden Gala. Amava gli atleti, ne andava orgoglioso.

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