Ci stropicciamo gli occhi, lo facciamo una, due volte, ripetiamo di nuovo, ma è tutto vero, è proprio così: il primo oro olimpico dei 100 metri dopo l’epopea di Usain Bolt è nostro. È di Marcell Jacobs. È italiano l’uomo più veloce del mondo. È la notte perfetta dell’atletica azzurra: attendi un titolo olimpico in pista o in pedana dal lontano 1984 e in meno di venti minuti ne piombano due. “…Sarà dura prendere sonno adesso che sono il campione olimpico dei 100 metri. Ehm, cosa ho detto? Sono davvero il campione olimpico?!”. Servirà qualche giorno per rendersene conto. “Ho chiesto al mio corpo l’ultimo sforzo prima di riposare. Sono arrivato ai blocchi concentrato soltanto su me stesso, senza guardare gli avversari, soltanto la mia corsia. Quando ho visto che ero davanti ho urlato fortissimo, c’era Gimbo in mezzo alla pista e ci siamo saltati addosso. Conosco la sua storia, tutte le batoste che ha preso lui. Le tante che ho preso io”.

Marcell non sta nella pelle mentre dialoga con la stampa italiana e internazionale nella pancia dello stadio Olimpico di Tokyo, teatro di qualcosa che – sottovoce, qualcuno poteva anche pensarlo – era un sogno troppo grande da immaginare: “Non vedo l’ora che sia domani, che suoni l’inno, la cerimonia della medaglia. È un palcoscenico a cui non ero abituato, ma quest’anno sto vincendo tutto. Un oro olimpico non te lo toglie nessuno, probabilmente il record sì. Prima o poi. La terrò appesa sul muro principale di casa mia per sempre. Ci sono io, dopo Bolt: ho visto qualsiasi sua gara e vincere con un tempo migliore del suo ultimo oro è pazzesco. È dedicato all’Italia, alla mia famiglia, ai miei bambini, al mio team. Siamo arrivati qua determinati, mi sono sempre ripetuto… cosa hanno gli altri più di me? Unico neo. Quando ho visto 9.79 mi piaceva di più di 9.80…”. Incontentabile. Fenomenale. Campione olimpico.

Articolo precedenteGizzeria chiama Tokyo e incorona Eaco-Pratesi e Colaberardino-De Luca nel BPER Banca AIBVC Italia Tour 2021
Prossimo articoloAtletica, Tokio 2020, Tamberi: “Ho sentito il cuore esplodere”