“Non abbiamo dormito”. Difficile immaginare il contrario. Impossibile prendere sonno dopo aver fatto correre il testimone nella storia dell’atletica e dello sport italiano. Il giorno dopo degli staffettisti azzurri della 4×100 è soprattutto l’attesa per la cerimonia di premiazione, l’emozione dell’Inno di Mameli, da cantare insieme a tutta la squadra azzurra in tribuna. “Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, non c’è Messi, Ronaldo o Lukaku che tengano”: parola di Fausto Desalu. “Al Villaggio siamo stati accolti come degli eroi – racconta l’azzurro, terzo frazionista – ringrazio i compagni che sono stati svegli fino a tardi per abbracciarci e scambiare qualche battuta con noi. Quest’oro renderà molto felice mia mamma, è un emozione indescrivibile che ancora adesso non riesco a spiegare”. Anche perché, come giustamente sintetizza Filippo Tortu, “come puoi spiegare un miracolo?”.

All’indomani dell’impresa, si guarda già in prospettiva, all’effetto promozionale che un capolavoro del genere – unito a tutte le altre medaglie d’oro azzurre – potrà generare: “Genitori, adesso portate i ragazzi a fare atletica”, è l’invito di Marcell Jacobs. “L’atletica è uno sport che insegna tanto, soprattutto che non bisogna mai arrendersi. Spero che il movimento riparta alla grandissima a settembre, con il rientro di tanti giovani nei campi d’atletica. E io spero di essere d’esempio per loro. Sul podio abbiamo urlato. Ci siamo divertiti tanto lì sopra, abbiamo fatto qualcosa di grandioso e dobbiamo godercelo”. Per Tortu, per Filippo Tortu, l’uomo che ha completato la rimonta sulla Gran Bretagna, è stato uno spettacolo vedere “la bandiera italiana che saliva un po’ più su, mentre le altre si fermavano. E poi cantare insieme. Ieri tagliare il traguardo e farsi travolgere dalle emozioni è stato stupendo”. Lorenzo Patta è campione olimpico a ventuno anni: “Il podio è stata una sensazione indescrivibile, cantare l’inno a squarciagola tutti insieme… nonostante non siamo esattamente intonati”. Vooooolaaaaaare, oh oh, cantare oh oh.

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