Negli occhi c’è ancora il pomeriggio show di Savona. C’è l’atletica italiana che esulta per il 6,80 di Larissa Iapichino, oggi maggiorenne (auguri!), gode del duello-sprint tra Tortu e Jacobs nei 100, si appassiona al giro di pista di Re, ai lanci di Fabbri e in generale alle numerose prestazioni azzurre riviste al rialzo dopo il lockdown. “Tutto ciò non è casuale – afferma il direttore tecnico Antonio La Torre – ma è il frutto di un lavoro continuo e insistente, che non si è mai fermato nonostante il periodo delicato. Ogni atleta ha trovato dentro di sé i motivi per non rassegnarsi al Covid ma anzi sfidarlo, spostare più in là il confine e uscire da questo drammatico cono d’ombra”. Risultati, quelli di Savona, e non solo, che hanno concretizzato una ripartenza azzurra di sostanza e di qualità: “È un’Italia dell’atletica che definirei viva e caparbia, spumeggiante e ostinata – parola del DT – Questi risultati danno euforia a tutto l’ambiente, ma attenzione, non dobbiamo montarci la testa e anzi dobbiamo restare con i piedi per terra e consolidare questi segnali positivi”.
DT La Torre, a Savona è stato uno spettacolo. Cosa c’è dietro la ritrovata vitalità azzurra?
“Tanto lavoro. In lockdown abbiamo insistito come struttura tecnica perché non ci fossero più linee di separazione tra settore assoluto e settore giovanile, ma che esistesse un unico gruppo, capace di accogliere nel modo giusto i talenti e di accompagnarli, senza fretta, senza forzature. Le centinaia di ore di confronto tra allenatori nei webinar organizzati sulla piattaforma AtleticaViva Online sono servite e hanno trasformato una tragedia in un’opportunità. A tutti ho detto da subito – è stato il mio mantra – che non si poteva restare senza obiettivi agonistici nonostante il rinvio di Tokyo. Bisognava trovarne. E così è stato. Poi da detonatore ha fatto l’esordio da 2,25 di Tamberi e il successivo 2,30. Ha gasato gli altri. Se ci riflettiamo bene, il compito dei Gimbo, dei Tortu, dei Davide Re, è anche di ispirare una generazione”.
La generazione di Larissa Iapichino, per esempio. Qual è la strada giusta per farla crescere?
“Intanto non pensare che se alla prossima gara salterà 6,60 avrà fatto ‘soltanto’ 6,60, che è sempre misura eccellente. Bisogna lasciare che questa maturazione, così violenta, segua il suo percorso naturale. Non dobbiamo rompere l’equilibrio di questa ragazza. Lasciamo che le cose arrivino. La novità, certamente, è che Larissa è entrata tra le rockstar dell’atletica italiana, in prima fila. Le premesse ci sono tutte per aspettarci un’atleta di dimensione internazionale che possa farci divertire per molti anni. Ha beneficiato del rinvio dei Giochi ed è stata intelligente ad aver approfittato del lockdown, con il suo bravo tecnico Gianni Cecconi, per affrontare questo percorso di maturazione fisica e tecnica che si era già intravisto in inverno: più potenza, ma da gestire. Il nuovo salto con due passi e mezzo in volo, come le grandi specialiste, è un incastro di delicatissimi meccanismi di coordinazione, ritmica, tempi di applicazione dello stacco e velocità di entrata. Lei è riuscita in questo compromesso difficile quasi senza accorgersene, pensando pure di aver sbagliato gara”.
Tortu vs Jacobs, quanto ne guadagnano dalla rivalità?
“Molto. In primis loro, ma anche tutta l’atletica e lo sport italiano. Loro sono grandi amici ma in pista se le danno di santa ragione. Bravi, è il sale. Nel Filippo di Savona si è rivisto il Filippo che agguanta la finale mondiale per un millesimo. Ai talenti riescono queste cose, quando alle spalle c’è l’allenamento: lui ne ha fatto tanto, e buono, e deve ancora uscir fuori. Con Jacobs, li vogliamo entrambi sotto i 10 secondi e l’auspicio è di rivederli scoppiettanti a Padova agli Assoluti di fine agosto e poi al Golden Gala del 17 settembre. Ma per lo sprint non penso soltanto a loro: Desalu ha ritrovato il sorriso e una corsa più decontratta, Lai buonissimo alle indoor e poi 10.22, e poi Federici, e Chituru Ali, che non esce fuori dal nulla ma che seguiamo da tempo. Con una battuta, posso dire di essere contento che Filippo Di Mulo avrà problemi per scegliere il quartetto, e spero di creargliene ancora di più. Anche con le donne: Bongiorni, Siragusa e Hooper non hanno mai mollato, anche Herrera scalpita per tornare, e considero positivo l’atteggiamento di Vittoria Fontana, arrabbiata dopo Savona”.
Davide Re non ha più limiti. Dove può arrivare?
“Si impone fin d’ora tra i ‘top top’ dell’atletica italiana, i veri leader. Al primo 400, pieno di incognite perché non ha fatto lavori di resistenza alla velocità, ha mostrato quanto sappia dare del tu a questa distanza. Così irrobustisce la self-confidence e dà più sostanza all’idea di voler inseguire la finale olimpica. Una corsia nei grandi meeting internazionali la merita. Mi piace molto l’obiettivo intermedio che si è dato con la sua allenatrice Chiara Milardi di provare a superare Donato Sabia nei 500. In chiave staffetta, siamo di fronte a un gruppo che potenzialmente può infrangere il muro dei 3 minuti a Tokyo. Aceti 2 su 2 sotto i 46 secondi dopo tre anni, Scotti se registra un po’ la distribuzione ha un orizzonte non lontano dai 45 secondi. Tra le donne, fatemi citare Rebecca Borga: correre 52.98 senza riferimenti, in sesta corsia, con estrema eleganza, ha ancora più valore”.

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