Golden Gala
Golden Gala

Il Golden Gala è un magazzino dei mondi, è una grotta dove è stata ammassata una sterminata e preziosa refurtiva, è una biblioteca di Babele dove rileggere capolavori e tornare a stupirsi della loro bellezza, è un’invenzione moscovita di Primo Nebiolo, politico e impresario, un Citizen Kane che mai perse la genuinità provata per un vecchio amore.

È un viaggio di quarant’anni, iniziato il 5 agosto 1980 con il volo di Pietro Mennea, che porta su strade maestre, su direttrici storiche, su confini superati, su cancelli scalati, come quelli abbattuti da Said Aouita il 22 luglio 1987: primo 5000 sotto i 13:00 dopo aver dato un’occhiata quasi furente al display, al suono della campana. Segnava dodici minuti e qualcosa e il marocchino, il kaid, il capo, strinse i denti per quell’ultimo giro solitario: 12:58.39. I record del Grande Nord spariti in una calda e umida serata romana.

I 5000 sarebbero diventati un classico: il record mondiale di Moses Kiptanui, 12:55.30 otto anni dopo; il magnifico testa a testa del 2004, ben al di sotto dei 12:50, risolto da Eliud Kipchoge, ancora adepto della pista, su Sileshi Sihine. Quei tempi (12:46.53 e 12:47.04) li collocano ancora, dopo sedici anni, al settimo e al decimo posto di sempre. Nelle sue apparizioni Usain Bolt (culminate nel 9.76 del 2012, alla vigilia della seconda scorpacciata olimpica), portò un’eccitata allegria, da carnevale caraibico: Hicham El Guerrouj invitò a una riflessione sulla bellezza della corsa quando viene interpretata come un’arte in movimento.

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