SuperNews ha intervistato Angelo Gregucci, ex difensore di Taranto, Alessandria, Lazio, Torino, Reggiana, con un lungo percorso da assistente, collaboratore tecnico, vice e allenatore di più di 16 squadre, tra cui spiccano Fiorentina, Atalanta, Sassuolo, Manchester City, Inter e la Nazionale. In questa lunga intervista, Gregucci ha realizzato un’analisi approfondita degli attuali campionati italiani, soffermandosi in modo particolare sulla Serie A e sulle sue principali protagoniste.

Partiamo con l’Inter. Nella fase iniziale della stagione i nerazzurri sembravano essere i favoriti numeri 1 per la vittoria dello scudetto. Poi, soprattutto in questi ultimi match, l’Inter è sembrata appannata e incapace di segnare. A cosa si devono questi “black-out” e questa difficoltà nel concretizzare le giocate? Pesano di più prestazioni impalpabili come quelle di Lautaro Martinez o la dipendenza da Marcelo Brozovic a centrocampo?
L’Inter non era la favorita, anzi, era partita con dei grandi interrogativi, soprattutto dopo aver perso giocatori del calibro di Lukaku e Hakimi, così come l’allenatore che aveva innescato “la rivoluzione nerazzurra”, quello che l’aveva aiutata a interrompere il cannibalismo decennale della Juventus. Ad oggi, secondo me l’Inter ha un leggero appannamento dovuto ad un problema che accomuna anche altre squadre: le coppe europee. In Italia, le competizioni europee sono viste come qualcosa che porta via tantissime energie non solo fisiche, ma anche mentali. L’Inter adesso sta pagando questo. Certo, la mancanza di Brozovic è stata importante, la vena attualmente non realizzativa di Lautaro dipende da un momento di appannamento, ma io penso che l’Inter le sue prestazioni le stia facendo. Se devo indicare, invece, un momento in cui gli uomini di Inzaghi non sono stati psicologicamente forti è stato al 70esimo del derby: una partita che stavano dominando si è letteralmente capovolta in pochissimo tempo. Vincere quel match sarebbe stata un’iniezione di fiducia importantissima, invece i nerazzurri hanno subìto un contraccolpo psicologico. Adesso l’Inter ne deve venire fuori, perché ha tutte le qualità per farlo. Al momento, i nerazzurri sono vicini all’eliminazione dalla Champions League, dopo aver raggiunto e giocato gli ottavi di finale dopo tantissimi anni, ma nonostante ciò rimangono in linea con tutti gli obiettivi.

Capitolo Napoli: quanto Luciano Spalletti è riuscito a plasmare e dare una mentalità vincente a questo gruppo? I partenopei sono qualitativamente e numericamente attrezzati per poter vincere un titolo quest’anno?
Spalletti sta cercando di costruire qualcosa di importante in una piazza molto complicata sotto il profilo gestionale. Napoli è una piazza piena di aspettative, molto passionale, una passione che talvolta diventa pressione negativa, come per esempio quando, ai tempi di Sarri, si è detto e scritto di “aver perso uno scudetto in albergo”. Poi, il progetto che parte da De Laurentiis nasce con un’idea: quella di prendere pochi giocatori ma top. A livello tecnico, credo che il Napoli sia già da tempo una squadra con grandi calciatori. E’ stato sfortunato Gattuso, che ha vissuto l’era pandemica in modo terrificante, Osimhen non ha mai giocato quando c’era Rino in panchina. In questo momento il Napoli vuole concretizzare un lavoro che viene da lontano, ora nelle sagge mani di Luciano Spalletti, un allenatore che dovrà cercare di portare a casa qualcosa lì dove c’è la possibilità: un obiettivo può essere l’Europa League, così come anche la lotta scudetto, in cui il Napoli è protagonista. Il problema di questa squadra è che alcuni giocatori del nucleo storico, quelli con grande senso di appartenenza, sono arrivati al capolinea: penso a Lorenzo Insigne, che andrà a giocare nel Toronto e che ha sempre visto Napoli come la concretizzazione dei suoi sogni da bambino, o a Dries Mertens, che da tempo ormai i partenopei chiamano “Ciro”. Quindi, sarà necessario che questa eredità venga presa da giocatori come Koulibaly, Zielinski, Fabian Ruiz che, essendo molto più giovani di quelli nominati, dovranno prendere le redini del Napoli e ricreare questo grandissimo senso di appartenenza.

Che squadra ti sembra la Lazio guidata da Maurizio Sarri? E’ ancora troppo Immobile dipendente oppure ha assunto una sua fisionomia indipendentemente dall’attaccante biancoceleste?
Immobile dipendente lo sarà sempre, perché avere un cannoniere che da oltre 5 anni supera i 20 gol significa avere tanto a livello individuale da un calciatore “storico”, nel senso che ha battuto tutti i record ed è entrato nella storia del club. A parte questa considerazione oggettiva, che trova riscontro nei numeri, la squadra biancoceleste trova difficoltà a passare da una tipologia di calcio, quella del quinquennio di Simone Inzaghi, ad un’altra, quella di Sarri. Deve passare del tempo affinché la squadra assimili quanto più possibile il gioco di Sarri. Devo dire che, dopo 6-7 mesi di lavoro del tecnico toscano, sto già notando dei miglioramenti. I giocatori stanno andando incontro alle sue idee, anche se alcuni di loro hanno fatto e fanno più fatica, perché precedentemente Inzaghi aveva cucito loro addosso un vestito perfettamente adatto alle loro caratteristiche, mentre adesso devono assimilare l’idea di una squadra differente.

La Juventus, sull’entusiasmo portato da Vlahovic, si qualificherà per la prossima Champions? L’Atalanta o quale altro club potrebbe mettere il bastone tra le ruote ai bianconeri?
La lotta per il quarto posto è aperta a più club. L’Atalanta è ovviamente tra le candidate, la squadra che forse più di tutte finora ha avuto difficoltà dal punto di vista organico, perché ha perso per grande parte di questo campionato i due esterni Hateboer e Gosens, due elementi che hanno fatto la differenza, e ha perso anche Zapata e Ilicic. Detto ciò, per il quarto posto c’è ancora spazio per Lazio, Fiorentina e anche per la Roma. Bisogna dire che la Juventus, accreditata come la più probabile candidata ad occupare quella posizione, è anche quella che ha palesato più difficoltà nell’arco del campionato e che è stata poi in grado di riparare nel mercato di gennaio. Si è rinforzata sotto il profilo tecnico in modo evidente, ha riportato una grande ondata di entusiasmo con Vlahovic e Zakaria. La Vecchia Signora è la squadra che negli ultimi anni ha rappresentato al meglio il calcio italiano in Europa: non ha vinto nulla, ma è il club che ha disputato più finali nel suo decennio nelle competizioni europee. Abbiamo precedentemente detto che le coppe europee portano dispendio di energie, ma la Juventus è sempre stata regina nel gestire le pressioni. Se gli uomini di Allegri continueranno il loro percorso in Europa, dovranno gestire al meglio anche gli impegni della Serie A, con non poche difficoltà. Lo stesso Vlahovic sarà chiamato ai grandi palcoscenici europei: il serbo è un giocatore che fa la differenza nel campionato italiano, che ha avuto una grandissima soddisfazione con la sua Nazionale, di cui è diventato un grande punto di riferimento, e che adesso dovrà misurarsi anche con la Champions League.

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