di Alessandro Tozzi
Maurizio Costanzo se ne è andato a 84 anni.
Il suo curriculum vitae è lungo più o meno come il testo della canzone Nun te reggae più di Rino Gaetano, che già nel 1979 lo citava come esponente di quell’Italietta che aveva rotto i “marroni”: 50 anni di televisione, autore e sceneggiatore di film, scrittore, giornalista, opinionista radiofonico, ideatore di una società che curava l’immagine, professore a contratto, produttore, perfino consulente della As Roma, e chissà quante ne abbiamo dimenticate ancora.
Sicuramente piduista, per quel che vale, ma quella fu una cosa talmente oscura nella vita del Paese che può essere tralasciata; meno dimenticabile è che Costanzo (che nel 1986 si era candidato col Partito Radicale) negli incontri di Arcore fu uno degli spin doctor di Berlusconi nel suo salto in politica, e narrano le cronache che si ritagliò a tavolino un ruolo di simpatizzante di sinistra perchè nelle reti fossero salvaguardate voci diverse in quella stagione. In tutto ciò, ci si deve mettere anche un misterioso attentato a sfondo mafioso nel 1993, pare organizzato da Messina Denaro per ucciderlo, siccome parlava troppo di Mafia (rimane anomalo come la Mafia possa uccidere tranquillamente Falcone Borsellino e fallire con Costanzo, ma questo ci porterebbe assai lontani nella teoria del complotto universale).
Maurizio Costanzo per tutti noi è Maurizio Costanzo show, 20 e passa anni di trasmissione quotidiana di salotto italiano, nel quale sono stati lanciati decine di personaggi, di attori, di politici, di starlette e varia umanità. Impossibile raccontare quel salotto in poche battute, era come il Circo Togni travestito da Accademia della Crusca e viceversa, a seconda dei momenti e delle occasioni. Lui vegliava tutti dall’alto, con quella sua romanità piena di sarcasmo, cattiveria e bonomia, un mix che cambiava tutti i giorni, a seconda dell’interlocutore e del suo estro, talvolta pigro talvolta incontenibile, il nome del programma non era un caso. De Michelis disse di lui: Costanzo è un adulatore professionista, ed in effetti era da lui che dipendeva la simpatia o meno di un personaggio nel suo salotto, da domatore provetto del Parioli quale era, indimenticabile il suo “boni, state boni”: fu da lui che partì l’operazione simpatia che fece di Totti il Pupone più amato dagli italiani.
Dopo tre mogli e una convivenza con Simona Izzo, che sarà stata una lotta a chi quotidianamente riuscisse ad essere più antipatico all’altro, approda alla androgina e diabolica Maria De Filippi, e forma con lei un sodalizio che segna 30 anni di programmi Fininvest, e un pezzo indelebile del costume italiano, da Uomini e Donne ad Amici passando da C’è Posta per te, forse indirizzandolo forse semplicemente ritraendolo nel suo sempre più malinconico divenire.
Difficile ritrarlo a 360 gradi, se non per l’appunto con l’infinito elenco telefonico del suo curriculum, nel quale troviamo per dire anche il testo della canzone Se Telefonando e la collaborazione alla sceneggiatura di Una giornata particolare di Scola, una sorta di prezzemolo sparso in 60 anni di storia della televisione italiana, del quale davvero è stato non a caso Gran Maestro.
Gli devono molto in tanti, innumerevoli i talenti lanciati nel suo programma o quelli trovati per caso (uno per tutti Paolo Villaggio), quasi fosse un’agenzia pubblicitaria: forse quello il suo vero talento, oltre all’interesse indiscutibile di alcune sue trasmissioni, alla bravura nel guadagno dei talenti intesi come moneta, e di talenti ne ha fatti tanti in 60 anni di televisione italiana.
“Lo stupore della notte spalancata sul mar, ci sorprese che eravamo sconosciuti, io e te”: in fondo, chi può davvero dire di aver conosciuto Maurizio Costanzo?
Ti sia lieve la terra. E buona camicia anche lassù.

Articolo precedenteVolley, Tuscania a mani vuote da Palmi
Prossimo articoloLuce nuova sui fatti, c’è l’ottava puntata